“Era un padre, un uomo pieno di sogni”: il dolore della moglie del 37enne morto e stuprato in metro a New York

Non era solo un volto tra la folla, Jorge Gonzalez, il 37enne morto e poi abusato sessualmente sulla metro di New York City qualche giorno fa. Era un padre affettuoso, un lavoratore instancabile, un uomo pieno di sogni. Così lo ricorda la moglie Teresa, da cui era separato da sei anni, dopo che il corpo dell’uomo è stato profanato su un treno della linea R a Manhattan in circostanze tanto assurde quanto atroci.
“Non era uno qualunque”, ha dichiarato ai media locali la donna, 38 anni, con la voce rotta dall’emozione. “Era un uomo che amava la sua famiglia in Messico. Aveva ancora tanti obiettivi, tanti desideri, e meritava molto di più di quello che gli è successo", la cita il New York Post.
Jorge viveva da ormai una ventina d'anni negli Stati Uniti, dove era arrivato con la speranza di costruire un futuro migliore per sé e per i suoi cari. Ha fatto di tutto per mantenersi: muratore, lavapiatti, cameriere, aiuto cucina. Ogni lavoro era buono, pur di andare avanti.
Ma la sua esistenza era segnata anche da una dura battaglia contro l’alcolismo e dalla cirrosi epatica, una malattia che lentamente lo stava consumando. “Stava soffrendo da tempo”, ha raccontato Teresa, oggi analista a Brooklyn e madre del loro figlio tredicenne. “L’alcolismo e la cirrosi lo stavano distruggendo. Alla fine, il suo corpo non ha retto.”
Ad oggi, la causa della morte non è stata ancora accertata. L’autopsia, secondo quanto riferito dall’Ufficio del Medico Legale, non ha fornito risposte complete e saranno necessari ulteriori esami.
A sconvolgere ancora di più i familiari, però, è stato ciò che è accaduto dopo la morte. Intorno alle 23:45 dell’8 aprile, un uomo – tuttora ricercato dalla polizia – avrebbe compiuto abusi sessuali sul cadavere di Gonzalez, all’interno di una carrozza della metropolitana, per poi dileguarsi alla stazione di Whitehall Street. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso l’agghiacciante scena.

“Voglio che lo trovino,” ha detto Teresa con fermezza. Le indagini hanno portato all'identificazione di un 56enne eroinomane che era uscito di prigione qualche mese fa e che risultava scomparso da qualche giorno prima dell'incidente.
“Una persona capace di fare una cosa simile è pericolosa. Se è arrivato a tanto, cos’altro potrebbe fare?”
La donna ha identificato personalmente il corpo del marito ed è ora impegnata a riportare le sue spoglie in Messico, per garantire a lui un funerale dignitoso e offrire alla madre un minimo di pace dopo tanta sofferenza.
“Non riesco a darmi una spiegazione,” ripete più volte. “Come può accadere una cosa del genere, in una città piena di gente, in un luogo pubblico?”
Nel frattempo, gli investigatori stanno cercando anche una donna che, secondo alcune fonti, sarebbe stata vista rovistare nelle tasche di Gonzalez dopo che questi aveva perso conoscenza. All’inizio, le autorità avevano ipotizzato che la morte fosse dovuta a cause naturali. Ma il quadro si è aggravato con il passare delle ore.
Teresa chiede solo che suo marito venga ricordato per ciò che era davvero: “Una persona piena di vita, con sogni e speranze. Una persona amata. Non l’orrore che gli è stato fatto quando ormai non poteva più difendersi.”