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Enrica Lexie, anche una nave greca attaccata dai pirati. Confermato l’arresto dei marò

La petroliera italiana con a bordo Latorre e Girone non è stata l’unica ad aver subito un attacco dei pirati mercoledì scorso: è stata infatti confermata la presenza di una nave greca che ha riferito di aver sventato un assalto. Intanto i marò, dopo l’interrogatorio di ieri, restano in stato di fermo.
A cura di Susanna Picone
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La petroliera italiana con a bordo Latorre e Girone non è stata l’unica ad aver subito un attacco dei pirati mercoledì scorso: è stata infatti confermata la presenza di una nave greca che ha riferito di aver sventato un assalto. Intanto i marò, dopo l’interrogatorio di ieri, restano in stato di fermo.

La petroliera italiana Enrica Lexie non era l’unica ad aver subito un attacco dei pirati, mercoledì scorso, nelle acque dell’Oceano indiano davanti alle coste del Kerala: è spuntata infatti un’altra nave che sarebbe stata attaccata come è avvenuto per la petroliera italiana dei due marò accusati di aver ucciso i pescatori indiani. Quella nave, di nazionalità greca, è spuntata in un orario e in un punto del mare diversi rispetto a quanto indicato dalle autorità indiane nella loro ricostruzione (ancora non corrispondente con quella dei militari italiani) dei fatti di mercoledì scorso: il mercantile greco Olympic Flair sarebbe stato attaccato ed avrebbe respinto con successo un altro assalto dei pirati, episodio confermato che va dunque, di fatto, a screditare la tesi delle autorità indiane secondo cui quell’area non è infestata dai pirati. Insomma la presenza di un’altra nave che sarebbe stata attaccata dai pirati dimostra che quel giorno vi sono stati effettivamente degli assalti che, come continuano a ripetere i marò, hanno spinto gli stessi a compiere il proprio dovere.

I marò hanno solo sparato colpi di avvertimento – Dal primo momento Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, oltre al comandante della Enrica Lexie, hanno assicurato che dalla nave italiana sono partiti in totale venti colpi diretti in mare per avvertimento. Insomma Valentine Jalastine e di Ajeesh Pinku, i due poveri pescatori trovati uccisi, sarebbero stati colpiti da qualcun altro. È una situazione estremamente ingarbugliata, dall’inizio la ricostruzione dei fatti non è stata semplice, e il concetto è stato ribadito dallo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Intanto mentre si continua a mediare quanto possibile con il governo indiano in un clima effettivamente già pessimo, i due marò Latorre e Girone restano in stato di fermo con l’accusa di omicidio (sono trattati, secondo il Times of India, con ogni riguardo con cibo italiano fornito dai migliori hotel locali) e ieri sono stati interrogati dal giudice K.P.Joy nella sua residenza privata, a fare da interprete un sacerdote cattolico.

Severino: “Sui marò l’India non è competente” – Dall’Italia, dopo le parole del Ministro Giulio Terzi, ha parlato della vicenda anche Paola Severino che ha ribadito la questione della competenza giurisdizionale (il fatto è avvenuto in acque internazionali per cui la competenza spetterebbe all’Italia).

Oggi, inoltre, anche gli avvocati dei marò presenteranno una “eccezione di giurisdizione” all’Alta corte del Kerala, ribadendo le parole del Ministro Severino. Non sono dello stesso avviso però le autorità e il popolo indiano: dopo l’interrogatorio di ieri il magistrato si è riservato la possibilità di decidere del destino di Latorre e Girone tra qualche giorno, i due, secondo la legge indiana, continuano a rischiare la pena di morte.

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