Enorme portaerei piena di rifiuti tossici sarà affondata nell’oceano: “Un crimine ambientale”
Vernici tossiche, amianto, idrocarburi, PCB. Un pacchetto tossico da trentamila tonnellate, l'ha definita l'associazione ambientalista Robin Des Bois (il nostro Robin Hood). La storia della portaerei Foch, ammiraglia della flotta francese poi passata alla marina brasiliana nel 2000 con il nome di Sao Paulo, potrebbe finire in fondo al mare. Negli ultimi sei mesi l'enorme nave, 266 metri di lunghezza, non ha trovato un porto dove potesse essere ispezionata e smantellata. Nessuno la vuole e allora, secondo la Marina e il ministero della Difesa del Brasile, l'unica soluzione è quella di affondarla.
La portaerei da tre mesi a largo del Brasile: sarà affondata
Sarebbe dovuta arrivare in Turchia per essere smantellata, ma è stata respinta ed è rimasta per settimane a largo delle coste del Brasile e adesso, sostengono i militari, non è più in grado di tornare sulla costa a causa dello stato di deterioramento dello scafo. Dopo essere stata respinta dalla Turchia e poi da altri porti Brasiliani, spiegano le associazioni ambientaliste, la portaerei ex Foch è rimasta per tre mesi al largo del porto di Suape, nello Stato di Pernanbuco, con il divieto sia di attraccare che di entrare in acque internazionali. Insomma, niente porto sicuro e allora la discarica, questa è la decisione che sembrano aver preso le autorità brasiliane, sarà il mare.
"Un crimine ambientale", secondo Greenpeace
Il 19 gennaio scorso, l'Istituto brasiliano delle risorse naturali rinnovabili e ambientali aveva diramato un comunicato in cui si affermava che l'amianto e le vernici non rappresentano un rischio finché la nave non verrà affondata. L'unica soluzione, per gli esperti, era quella di trainare la portaerei in un cantiere navale e poi rottamarla. Nel Sud America, purtroppo, mancano però cantieri di demolizione navale e per questo la prima scelta era stata quella dell'invio della nave in Turchia. Era arrivata fino a Casablanca, ma è stata respinta ed è dovuta tornare indietro. La sua discarica potrebbe essere il fondale dell'Oceano Atlantico a cinquemila metri di profondità e a 350 chilometri dalle coste del Brasile: "Visti i rischi legati al rimorchio e al deterioramento dello scafo, l'unica soluzione è quella di abbandonare lo scafo affondandolo in modo controllato", recita il comunicato congiunto della Marina Brasiliana e del Ministero della Difesa. "Un crimine ambientale", secondo le associazioni ambientaliste. In una nota congiunta le ong Greenpeace e Sea Shepherd hanno fatto sapere che questo affondamento causerà danni "incalcolabili" all'ambiente, con "impatti sulla vita marina e sulle comunità costiere".