Emergenza Ebola, il presidente Obama invia in Africa la Guardia Nazionale
Emergenza Ebola in Africa Occidentale, la Casa Bianca Usa ha autorizzato il Pentagono ad inviare i riservisti della Guardia Nazionale nel Continente per contribuire a contrastare la diffusione del virus che ad oggi ha contagiato più di 9mila persone uccidendone circa 4.500. La decisione del Presidente Barack Obama, che ha scritto allo speaker della Camera John Boehner al fine di informare l'organo Elettivo Usa sul nuovo coinvolgimento Nordamericano in Africa, giunge al termine di una settimana in cui i leader mondiali hanno mostrato maggiore attenzione alla grave crisi umanitaria che sta sconvolgendo la parte occidentale del Continente e, soprattutto, dopo i reiterati e finora poco ascoltati appelli da parte della comunità internazionale ad agire con decisione ed urgenza al fine di bloccare l'espansione di quella che molti definiscono la più grave emergenza virale dei nostri tempi.
L'Ordine esecutivo di Obama
Le direttive lanciate dal presidente Obama prevedono che il Dipartimento della Difesa Usa invierà otto ingegneri e specialisti della logistica, sia riservisti che in servizio attivo, al fine di contribuire alla costruzione in tempi rapidissimi di diciassette centri per il trattamento dei pazienti affetti dal virus con una capacità ospedaliera da circa cento posti letto in totale. I componenti della Guardia Nazionale, spiegano dal Pentagono, si andranno ad aggiungere alle circa 4mila unità militari che saranno dispiegate nei prossimi giorni in Africa Occidentale. “I militari – ha spiegato Obama nella missiva diretta alle Camera Usa –, accresceranno le forze che agiscono all'interno dell'operazione United Assistance e che forniscono assistenza umanitaria e logistica in relazione alla diffusione del virus Ebola nella regione dell'Africa occidentale”.
L'ordine esecutivo è stato sottoscritto dal numero uno della Casa Bianca giovedì scorso e, come chiarito dal Pentagono, ciò permetterà in tempi molto rapidi l'autorizzazione all'utilizzo del personale della Guardia Nazionale sul campo nonché l'invio, eventuale, di altre truppe se il caso lo rendesse necessario. Secondo i numeri forniti dall'Amministrazione Usa il focolaio più grande di Ebola si trova in Liberia, dove è previsto l'invio di altre truppe di Washington per fornire assistenza umanitaria. Secondo i calcoli degli analisti della Banca Mondiale la crisi in Africa Occidentale, se non fermata in tempi strettissimi, porterà ad una perdita in termini economici pari a circa 33 miliardi euro per l'area, mentre i modelli matematici utilizzati dagli scienziati Usa prevedono che il virus ha al momento il 75 per cento di possibilità di raggiungerà la Francia entro la fine di questo mese e il 50 per quanto riguarda il Regno Unito. Intanto negli Stati Uniti, così come in Europa, proseguono i summit per standardizzare le procedure d'intervento in caso di chiamate d'emergenza e soprattutto evitare inutili allarmismi tra la popolazione.
Il summit nell'Ufficio Ovale della Casa Bianca
A questo riguardo il Presidente Usa ha convocato un incontro nell'ufficio Ovale con i responsabili della Casa bianca a lavoro sull'emergenza, tra cui spiccano i nomi di Thomas Frieden (direttore dei Centers for Disease Control and Prevention, ovvero i Centri per il controllo e prevenzione della malattie) e Sylvia Burwell, segretaria dell'Hhs (ovvero l'Health and Human Services, ovvero i servizi umani e sanitari). Al termine del summit è emerso che, almeno negli Usa, con tutta probabilità già nelle prossime ore verrà nominato un super responsabile che sovraintenderà a tutte le operazioni legate alla diffusione del virus negli Stati Uniti. Tra le possibilità avanzate in queste ore così concitate per nuove segnalazioni – spesso per fortuna solo falsi allarmi –, inoltre, è rimbalzata da più parti l'ipotesi di bandire i voli provenienti dai paesi dell'Africa occidentale da cui si è espansa l'epidemia: ovvero Sierra Leone, Guinea, Liberia.
Infine proprio pochi minuti fa è stata diffusa la notizia secondo cui un'infermiera, in servizio presso l'ospedale presbiteriano del Texas dove è stato accolto il cosiddetto paziente zero Usa Thomas Eric Duncan primo deceduto negli Usa per aver contratto il virus, si trova a bordo di una nave da crociera della Carnival che al momento incrocia nelle acque dei caraibi. Al momento la donna non presenta sintomi di sorta, ma al fine di evitare ogni possibile rischio, le autorità di bordo hanno messo in stato di quarantena la donna e, in coordinamento con le autorità di terra nordamericane, stanno approntando un piano per condurre l'infermiera in una struttura adeguata dove possa essere monitorata con costanza ed attenzione.