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Emerald, uccisa a 18 anni dal fidanzato tossicodipendente: “Pensava fosse un demone”

Il killer di Emerald Wardle, 18enne australiana, il giorno dell’omicidio era convinto che la ragazza fosse “un demone succhia-anime”. Condannato a 11 anni.
A cura di Lorenzo Bonuomo
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Emerald Wardle, 18 anni, uccisa nel giugno 2020 dal fidanzato.
Emerald Wardle, 18 anni, uccisa nel giugno 2020 dal fidanzato.

L'immagine mostra una ragazza nel fiore degli anni, di innata bellezza, con i suoi occhi chiari e i lunghi capelli biondi. Fa la linguaccia mentre guarda l'obiettivo, a fianco alla sua macchina nuova. È una foto di Emerald Wardle, giovane di 18 anni. Nel giugno 2020 è stata strangolata a morte dal fidanzato tossicodipendente nella loro casa a Metford, in Australia.

La foto è stata scattata da un'amica di famiglia, Tania Simshauser, appena tre giorni prima del brutale assassino: l'ultima volta che la signora Simshauser aveva visto la giovane ancora in vita. Per lei, la ragazza era come una figlia. Lo scatto è stato reso pubblico due giorni fa dalla madre della vittima, dopo la condanna del fidanzato killer lo scorso 6 ottobre: Jordan Brodie Miller, 22 anni, dovrà scontare 11 anni di reclusione in carcere e altri 13 in libertà vigilata per l'omicidio di Emerald.

Dopo averla strangolata a morte, il giovane era stato trovato in stato confusionale dalla polizia. "Se entrate nel bagno, lo trovate lì dentro, il demone. Aiutatemi!", aveva detto il giovane agli agenti, quando questi si erano presentati all'abitazione della coppia. Sempre Miller, nel fiume del suo delirio, aveva detto alla polizia di aver avuto "un'illuminazione spirituale dopo aver preso un acido" e che "il demone cercava di risucchiargli l'anima".

Durante il processo, l'avvocato difensore Peter Krisenthal, ha sostenuto davanti ai giudici della Corte Suprema di Newcastle che il suo cliente soffrisse di "schizofrenia cronica non diagnosticata", esacerbata dall'uso abituale di droghe.

Ma il procuratore Lee Carr, ha respinto questa tesi, sostenendo che gli effetti psicotropi della droga sulla mente del giovane fossero invece stati la ragione principale alla base delle sue azioni violente. Secondo l'accusa, al netto dell'utilizzo di stupefacenti, l‘assassino era dunque perfettamente consapevole "che stava uccidendo un essere umano e non un demone che lo aveva maledetto".

Miller era uno studente universitario al secondo anno e lavoratore part-time in una stazione di servizio. Dalle indagini, è emerso che il ragazzo faceva uso di droghe da quando aveva circa 14 anni – in particolare Cannabis e LSD – curandosi sempre di nascondere i suoi eccessi alle persone che gli stavano intorno. Ma agli inquirenti non è risultato che il giovane avesse mai sviluppato vere e proprie patologie psichiatriche in seguito alla sua tossicodipendenza.

"Non era un demone, era mia figlia e l'amore assoluto della mia vita – avrebbe detto la madre della vittima alla signora Simshauser, fuori dall'aula di tribunale – Emmy è morta perché amava e si fidava di un mostro".

Emerald Wardle e il suo fidanzato, Jordan Miller (Fonte: Twitter)
Emerald Wardle e il suo fidanzato, Jordan Miller (Fonte: Twitter)
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