Elezioni USA, com’è cambiato il voto dal 2020 al 2024: la mappa degli Stati con le preferenze
Le elezioni presidenziali 2024 negli Stati Uniti hanno portato alla vittoria di Donald Trump secondo tutti gli analisti: anche se lo spoglio è ancora in corso in diversi Stati, il candidato repubblicano ha ottenuto il successo nella totalità degli Stati chiave e nelle proiezioni risulta quindi aver superato ampiamente i 270 grandi elettori necessari per diventare presidente. In molti casi, si parla di Stati in cui nel 2020 aveva vinto Joe Biden: l'unica eccezione è la North Carolina, che aveva già scelto Trump quattro anni fa.
Alle ultime elezioni, Biden ottenne in tutto 306 grandi elettori. Furono fondamentali i successi con un margine molto risicato in Pennsylvania (20 grandi elettori all'epoca) e soprattutto Georgia (16 grandi elettori, uno Stato storicamente repubblicano in cui il democratico vinse con meno di 12mila voti di vantaggio), oltre a Wisconsin (10) e Michigan (16). Donald Trump si fermò a 232 grandi elettori, e il risultato definitivo arrivò solo dopo quasi quattro giorni in cui lo scrutinio era sembrato in bilico. Fu anche a causa della grande quantità di voti inviati per posta; d'altra parte, si trattava dell'anno della pandemia da Covid-19.
Quest'anno, Kamala Harris ha perso anche il voto popolare: Donald Trump ha ottenuto più voti nel complesso, con un margine che al momento è di circa cinque milioni di preferenze (ma lo scrutinio, si ricorda, non è ancora terminato). È la prima volta che un presidente repubblicano ci riesce dai tempi di George W. Bush, dato che nel 2016 lo stesso Trump vinse ottenendo meno voti di Hillary Clinton a livello nazionale. Addirittura, risulta che Harris non abbia ottenuto un risultato migliore di Biden in nessuna contea del Paese.
Ma la sconfitta della vicepresidente, per quanto riguarda i grandi elettori, è passata principalmente da quelli che erano ritenuti Stati chiave, e dove quattro anni fa Biden aveva avuto successo. I primi a dare un esito chiaro sono stati Georgia, Pennsylvania e Wisconsin. Nei primi due Trump ha vinto con circa due punti percentuali di vantaggio, nel terzo con un solo punto. In tutti e tre, il repubblicano aveva vinto nel 2016.
Questi tre Stati insieme valevano 45 grandi elettori. Numeri alla mano, è facile vedere che sottraendoli al totale raggiunto da Biden nel 2020 il presidente democratico si sarebbe fermato ben sotto la soglia dei 270 grandi elettori. E infatti, così è avvenuto per Harris.
Più avanti nel corso dello scrutinio è arrivata la conferma di altri tre Stati chiave che Trump ha ‘strappato' ai democratici. Si tratta di Michigan, Nevada e Arizona. In totale valgono altri 32 grandi elettori, che portano Donald Trump a un totale di 312. È il risultato più alto dal 2012, quando Barack Obama per il suo secondo mandato ne conquistò 332 (per il primo aveva raggiunto la cifra record di 365, la più alta dal 2000 a oggi).
Anche Michigan, Nevada e Arizona avevano contribuito al successo di Joe Biden nel 2020. Nel primo Stato, i sondaggi quest'anno sono stati in bilico fino all'ultimo e la vittoria del nuovo presidente eletto è arrivata con un margine di appena due punti percentuali. Negli altri due, una leggera preferenza per i repubblicani era emersa negli ultimi giorni prima del voto. A conferma di questo, Trump ha battuto Harris con un vantaggio maggiore, tra i quattro e i cinque punti circa. Nel 2016 Trump vinse in Arizona e in Wisconsin, mentre Hillary Clinton in Nevada.