Verrebbe voglia di sfidarlo, Boris Johnson. Provaci a fare davvero un secondo referendum sulla Brexit, se hai fegato. Perché no, le elezioni generali del Regno Unito non sono un referendum sulla Brexit. E anzi, raccontano piuttosto inequivocabilmente che se lo fossero, l’esito non sarebbe stato quello di un plebiscito per i “leave”, come tutti raccontano oggi.
Se lo sembra, è perché i Tories hanno preso il 43,6% dei voti e 364 seggi, certo. Ma la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari è figlia di un sistema elettorale uninominale secco – in ogni collegio vince chi prende un voto in più degli altri – e la maggioranza relativa nella percentuale dei voti è, per l’appunto relativa. Se si sommano ai voti dei Conservatori quelli dell’unico altro partito anti-Unione Europea, il Brexit Party di Nigel Farage si ottiene il 45% circa dei consensi, pari a 14,5 milioni di voti, più o meno gli stessi presi alle elezioni del 2017 vinte da Theresa May, quando il Brexit Party non si presentò. Due piccoli dettagli. Uno: 45 è meno di 50. Due: i voti pro Brexit, nel 2016, furono tre milioni in più.
Il fronte dei remainer, formato da Laburisti, Lib-Dem, Scottish national party e Verdi perde le elezioni perché si presenta diviso, ma complessivamente raccoglie il 50,3% dei consensi, pari a circa 16 milioni di voti, più o meno gli stessi raccolti nel 2016 e nel 2017 – quando si gridò al mezzo miracolo per la rimonta di Corbyn, uno e mezzo in più dei brexiter. Certo, direte voi, non è detto che tutti i Laburisti siano a favore della permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, e avete ragione. Ma, al pari, ci sono numerosi Tories come l’ex premier David Cameron che oggi celebrano la vittoria di Johnson, ma che difficilmente, nel segreto dell’urna voterebbero “leave”.
Per farla semplice: oggi, grazie a un sistema elettorale estremamente peculiare e a un fronte d’opposizione diviso, la Brexit ha trionfato perdendo. E probabilmente il Regno Unito lascerà l’Unione Europea nel modo più drastico e duro possibile, nonostante il popolo britannico – lo dicono i numeri assoluti – abbia mostrato di non preferire tale opzione e lo continui a dire dal 2016, ogni volta che viene chiamato a esprimersi. È la democrazia, bellezza. A volte vince chi prende più voti. A volte, semplicemente, il politico più abile.