Elezioni Russia 2024, Commissione elettorale non ammette la candidata pacifista Ekaterina Duntsova
Niente da fare per Ekaterina Duntsova: Mosca ha respinto la richiesta della candidata pacifista che intendeva presentarsi alle elezioni in Russia che si terranno nel marzo 2024.
La bocciatura sarebbe legate ad un ”errore nei documenti” presentati dalla donna per accedere all'appuntamento elettorale, in cui si ripresenterà per un quinto mandato (scontato) anche l'attuale leader russo, Vladimir Putin.
Secondo il capo della Commissione elettorale centrale, Ella Pamfilova, i membri hanno rifiutato la domanda della Duntsova con l’unanimità.
Chi è Ekaterina Duntsova
Duntsova, 40 anni, è un ex giornalista con esperienza in consiglio comunale. Qualche settimana fa aveva annunciato l'intenzione di candidarsi e la scorsa settimana sono arrivate le 500 firme necessarie per procedere come candidata indipendente; aveva spiegato la sua decisione col fatto che "negli ultimi dieci anni il Paese si è mosso nella direzione sbagliata: la strada non è stata quella dello sviluppo, ma quella dell'autodistruzione".
Subito favorevole alla cessazione delle guerra in Ucraina, di riforme democratiche nel Paese e del rilascio dei prigionieri politici, dopo l'annuncio della candidatura era stata convocata presso l'ufficio del pubblico ministero e la VTB Bank aveva bloccato i trasferimenti a suo nome.
Dopo la decisione della Commissione, la Duntsova ha annunciato la sua intenzione di presentare ricorso in tribunale e ha dichiarato di avere l’intenzione di chiedere al partito liberale Yabloko di nominarla come candidata.
"Contesto questa esclusione e farò ricorso alla Corte suprema contro la decisione della Commissione elettorale centrale – afferma l'attivista, anticipando le sue prossime mosse – e chiederò al partito di opposizione Yabloko (a carattere socioliberale e filo-occidentale, ndr) di nominarmi sua candidata alla carica di presidente per Russia 2024″.
Il Cremlino è noto per aver da sempre escluso figure dell'opposizione dalle elezioni e dalla vita politica. Nel 2018, era stato Aleksei Navalny a vedersi sbarrata la strada verso le presidenziali che incoronarono ancora una volta Putin. Condannato per "estremismo" e in carcere dal 2021, sono 18 giorni che avvocati e suoi collaboratori non ne hanno notizia. Non risulta più registrato nella struttura dove stava scontando la sua pena, ma le autorità non hanno comunicato il luogo del suo trasferimento.