Elezioni europee, il caso degli italiani nel Regno Unito: “Niente voto al Consolato, dovremo tornare”
In occasione delle prossime elezioni europee, che si terranno l'8 e il 9 giugno, con l'approvazione del decreto Elezioni in Italia per la prima volta potranno votare anche gli studenti ‘fuori sede', i giovani che per motivi di studio vivono sul territorio nazionale ma lontani dal loro comune di residenza.
Da anni si dibatteva infatti sulla necessità di garantire a queste persone il diritto di voto, anche se molte altre, che non rientrano nei requisiti stabiliti dal nuovo decreto, pur vivendo in Italia, saranno comunque costrette a spostarsi e a tornare nel Comune dove sono ufficialmente residenti per poter partecipare alle prossime elezioni.
Un limite che si rivela gravoso sia da un punto di vista economico che organizzativo e di tempistiche. E lo stesso vale anche per i tanti italiani che oggi vivono all'estero, in Paesi extra Unione, che per votare dovranno tornare in Italia.
A questo gruppo si uniscono anche gli oltre 400mila italiani residenti nel Regno Unito regolarmente registrati all'Aire (Anagrafe Italiani residenti all'estero, dati aggiornati al 2023, ndr) che dopo la Brexit, con cui il Paese di uscire ufficialmente dall'Unione (decisione votata con un referendum nel 2016 e divenuta effettiva il 20 gennaio 2020).
Questi non potranno votare per le europee nei seggi predisposti dal Consolato, come era già accaduto in passato per le precedenti elezioni europee, ma solo tornando in Italia nell'ultimo Comune di residenza. Lo stabilisce una legge nazionale, la n.18 del 1979, che permette ai cittadini italiani che vivono fuori dall'Unione europea di prendere parte alle elezioni per il Parlamento Ue soltanto rientrando in Italia.
"Nel 2019, quando si sono tenute le ultime europee, avevo già sia la cittadinanza italiana che quella inglese e ho potuto scegliere se votare per il Regno Unito o per l'Italia. Ovviamente, con il fatto che i parlamentari inglesi avrebbero lasciato il Parlamento europeo poco dopo, ho scelto di votare da cittadina italiana in uno dei tanti seggi organizzati dal Consolato", racconta la 32enne Rita, professoressa associata al King's College di Londra, a Fanpage.it.
"In occasione delle prossime europee invece non potrò votare perché la legge italiana stabilisce che noi cittadini residenti in Inghilterra o in Paesi extra Ue dobbiamo rientrare in Italia per farlo. Eppure qui i protocolli ci sarebbero, dato che di elezioni europee ce ne sono state tante e comunque io posso regolarmente votare per le elezioni politiche. Questa volta invece dovrei tornare in Italia, a Roma, nel mio ultimo Comune di residenza".
Al contrario di quella italiana, la normativa nazionale di molti Stati Ue consente ai propri cittadini, con modalità e limitazioni diverse da Paese a Paese, attraverso il voto postale o recandosi presso apposite sedi, di partecipare alle elezioni pur non risiedendo in uno Stato membro dell'Unione.
"La situazione è avvilente perché ho un'amica con cittadinanza ungherese e italiana che voterà per l'Ungheria perché il Paese lo permette a chi vive all'estero. Il principio in sé non è sbagliato, visto che vivo nel Regno Unito e il Paese è uscito dall'Europa, ma non capisco perché questo non si applichi anche alle elezioni politiche, per le quali invece ho potuto tranquillamente votare da qui e con il voto postale, tra l'altro", spiega ancora Rita.
"Il discorso è più ampio: da anni i vari governi italiani non hanno mai fatto nulla per salvaguardare il voto degli italiani all'estero. È una situazione un po' strana e la cosa fastidiosa, il motivo che rende il caso dell'Inghilterra assurdo è che cinque anni fa potevo tranquillamente votare da qui, ora invece posso far valere questo diritto solo rientrando in Italia. Si tratta di una cosa in linea con la legge, non è illegale, ma forse è il caso di rivedere queste disposizioni per facilitare anche a noi il voto".