"Le forze del male stanno prendendo di mira il popolo": con queste parole il Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha commentato al suo rientro da New York le proteste che in questi giorni stanno scuotendo le piazze egiziane. Nella notte tra il 21 e il 22 settembre al Cairo e a Suez sono scoppiate diverse manifestazioni contro il governo di Al Sisi. Al Cairo, in piazza Tahrir, la storica piazza della rivoluzione del 2011, le forze di sicurezza hanno lanciato lacrimogeni e arrestato almeno 150 manifestanti mentre a Suez ci sono stati scontri e fermi da parte della polizia.
Le accuse di Mohammad Ali
Il richiamo ad una nuova rivoluzione viene da Mohammad Ali, ex imprenditore vicino al presidente Al Sisi, ora rifugiatosi all'estero, che sui social sta invitando i cittadini a scendere nelle piazze contro il governo del generale. Mohammad Ali per anni è stato il sodale del generale e Presidente egiziano Al Sisi. Per lui ha costruito ville, palazzi e residenze in tutto il paese. Uomo fidato del regime ne custodiva i segreti. Ora Mohammad Ali, ex imprenditore vicino alla Presidenza, ha deciso di parlare.
È fuggito all'estero, e su Facebook sta facendo nomi e cognomi, cifre e affari, dell'apparato militare e di sicurezza egiziano. L'ex imprenditore accusa i militari di utilizzare soldi pubblici per sviluppare non solo progetti personali del Presidente egiziano ma anche per arricchire amici militari, parenti e conoscenti. Non solo. Al Sisi avrebbe distribuito incarichi, posizioni nei ministeri, nelle province e città a sodali abusando del suo potere e violando la legge. E avrebbe anche fatto ristrutturare l'entrata del cimitero dove riposa sua madre e comprato ville alla moglie Intisar per milioni di euro, tutti fondi sottratti alle casse dello stato secondo Mohammad Ali che afferma di essere stato testimone di questi illeciti, essendo lui stesso il costruttore per conto della Presidenza.
Un enorme vaso di pandora che sta creando non pochi problemi al regime egiziano che attraverso le sue tv e social sta invitando i cittadini egiziani alla calma e a non credere alle false notizie. Intanto i suoi video hanno milioni di visualizzazioni e il suo hashtag " Vai via Al Sisi" supera il milione di retweet, il primo in Egitto, Kuwait e Arabia Saudita. Mohammad Ali afferma inoltre di esser stato contattato dai servizi egiziani che gli avrebbero offerto soldi in cambio del suo silenzio. Ma ha rifiutato e denunciato tutto sui social. Accuse pesanti che in assenza di carte e documenti non possono essere verificato ma che stanno gettando benzina sul fuoco di un malcontento popolare forte dovuto ad una crisi economica profonda e ad inflazione galoppante.
Le smentite e la taglia sulla testa del figlio
Il padre di Mohammad Ali intanto è comparso sulla tv di stato pochi giorni fa smentendo il figlio e accusandolo di volere solo soldi e popolarità mentre l'uomo d'affari Yaser Nada, vicino ad Al Sisi, ha messo sulla sua testa una taglia di 300 mila euro (5 milioni di pound egiziani) per chi riesce a catturare l'ex imprenditore egiziano, considerato la gola profonda del regime egiziano.
La risposta di Al Sisi
Il Presidente egiziano aveva scelto il silenzio di fronte alle gravi accuse di corruzione mosse contro di lui. Poi ha deciso di parlare durante un congresso organizzato sul tema dei giovani rigettando le accuse di corruzione ma riconoscendo la costruzione di palazzi e ville: "Non lo faccio per me ma per il paese" ha commentato Al Sisi come riportato da Middleeasteye e Reuters. Da giorni intanto in tutto il paese, secondo Al Jazeera, le forze di sicurezza stanno procedendo a fermi ed arresti di attivisti e militari accusati di riportare notizie false, rei di condividere i video virali di Mohammad Ali. Lo stesso intanto con i suoi video continua a mobilitare i cittadini egiziani alla rivolta contro il regime e pare che questo scontro, che sta infiammando sui social, rischia di minare agli occhi degli egiziani non solo la credibilità di Al Sisi, già in calo per la pesante situazione economica del paese, ma anche la stabilità del suo governo. Oggi è stato indetto dagli oppositori un venerdì di manifestazioni in tutto il paese.