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Egitto, sangue anche sull’anniversario

È una sequenza infinita quella con cui l’esercito di Al Sisi reprime l’opposizione islamica. Da agosto oltre mille assassinati, migliaia di arresti, messa al bando di un movimento caparbio nel denunciare una prassi illegale che trova il plauso nell’altra metà della popolazione.
A cura di Enrico Campofreda
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Un Egitto festeggia stringendosi attorno alle Forze Armate nel quarantennale glorioso della guerra del Kippur, l’altro Egitto protesta e continua a morire per mano di esercito e polizia. Quarantaquattro i morti ufficializzati nella serata di domenica, oltre trenta al Cairo e Giza, quindi Delga, Beni Suef, Minya e come in un dejà vu la cifra può aumentare. Il Ministero dell’Interno ha anche comunicato l’arresto di 430 persone, il cui futuro non sarà roseo secondo quanto aveva più che ammonito, minacciato Ahmed Meslemani, portavoce della presidenza della Repubblica, ricordando che chi sarebbe sceso in piazza a protestare non sarebbe stato visto come manifestante ma quale agente provocatore. Uomini e donne delle “quattro dita”, a ricordo dei massacri della Moschea Rabaa Al-Adawiya di metà agosto, non si sono fatti intimorire. Partendo da Giza, Dokki e dalla più vicina stazione Ramses hanno cercato di raggiungere una piazza Tahrir presidiatissima e luogo d’incontro dei supporter di Al Sisi e dei militari.

Quest’ultimi filtravano meticolosamente con perquisizioni e metal detector chi entrava nel luogo simbolo aperto solo ai cittadini sostenitori delle proprie divise che applaudivano i passaggi degli F16 in cielo. Da metà pomeriggio i cortei dell’Alleanza Nazionale della legittimità pro Morsi, fino a quel momento tollerati e contenuti, venivano duramente attaccati e dispersi per impedire qualsiasi tentativo di avvicinarsi alla piazza a loro proibita, dove si sarebbero certamente scontrati con gli avversari. Così è proseguito con effetto maggiore ciò che era stato anticipato venerdì dopo la preghiera: sassaiole, cariche, molotov, lacrimogeni e spari mortali andati a segno quarantuno volte. Tre delle vittime accertate sono agenti, non si sa se centrati anch’essi da colpi d’arma da fuoco, cosa peraltro probabile. Infatti da settimane la feroce repressione contro la componente islamica vede suoi attivisti aprirsi a iniziative di vendetta singole o organizzate. Nel Sinai e verso la Striscia di Gaza si sono registrate uccisioni di poliziotti e guardie di frontiera.

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