Egitto, processato l’ex ministro degli Interni, l’uomo più odiato del regime di Mubarak
Mentre in Libia continua la rivolta contro Gheddafi, il vicino Egitto cerca di tornare lentamente alla normalità. A fare per primi i conti con la transazione del paese verso la democrazia saranno, come facilmente precedibile, Mubarak e gli uomini del suo regime trentennale. L'ex-ministro degli interni egiziano Habid el Adli, la principale figura della repressione del regime di Hosni Mubarak e che si trova in stato in prigione preventiva, si è dichiarato oggi innocente all'inizio di un processo che lo vede coinvolto con l'accusa di riciclaggio di denaro e arricchimento illecito.
Lo scorso 17 febbraio, una settimana dopo le dimissioni di Mubarak, il procuratore generale egiziano ha ordinato la prigione preventiva per El Adli ed il congelamento del suo conto corrente bancario dopo che il Banco Centrale egiziano ha informato che sul suo conto erano stati versati quasi mezzo milione di euro da un'impresa di costruzioni, alla quale, si è scoperto poi, che il Ministero degli Interni aveva assegnato un progetto.
El Adli si è presentato in questa prima sessione, che è durata soltanto mezz'ora, davanti al tribunale penale del Cairo. Secondo la televisione statale, il magistrato ha deciso di rinviare l'udienza al prossimo 2 aprile in risposta ad una richiesta della difesa di informarsi e recuperare le documentazioni. Vestito con l'uniforme bianca dei detenuti in forma preventiva, El Adli ha negato con calma le accuse: "No, non ho fatto niente ". Gli attivisti della democrazia esigono giustizia per colui che ritengono il responsabile di molti omicidi e torture nelle carceri, accusandolo di aver violato i diritti umani e di aver ordinato di sparare contro i manifestanti durante i primi giorni della rivolta contro il presidente Mubarak.
La corte, presieduta dal giudice Mohamadi Qansua, ha inoltre deciso la continuazione del regime carcerario preventivo per l'accusato mentre fuori dal tribunale decine di persone e molti familiari dei manifestanti uccisi hanno gridato slogan contro El Adli e contro Mubarak, chiedendo giustizia per i loro cari uccisi dal regime.