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Egitto: l’ex presidente Mohamed Morsi morto durante udienza del processo

L’ex presidente egiziano e leader dei Fratelli musulmani, Mohamed Morsi, è morto nelle scorse ore in Egitto a seguito di un improvviso malore durante una delle udienza del processo a suo carico nelle aule del tribunale della capitale Il Cairo.
A cura di Antonio Palma
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L'ex presidente egiziano, Mohamed Morsi, è morto oggi lunedì 17 giugno in Egitto a seguito di un improvviso malore durante una delle udienze del processo a suo carico nelle aule del tribunale della capitale Il Cairo. Lo ha reso noto poco fa l'emittente televisiva di Stato egiziana. La notizia è stata poi rilanciata da diversi media arabi e internazionali tra cui Al Jazeera e al Arabiya.  Secondo le prime notizie Morsi è deceduto per una crisi cardiaca improvvisa. Dopo che ne è stata accertata la morte, il corpo dell'ex presidente egiziano stato portato all'obitorio dell'ospedale. Fonti al Cairo riferiscono che sono state rafforzate immediatamente le misure di sicurezza già visibili per le strade della capitale per il timore di disordini.

Mohammed Morsi, storico leader della formazione politica islamista dei Fratelli musulmani, era salito alla presidenza del Paese nordafricano nel 2012 dopo aver vinto le elezioni presidenziali indette a seguito della caduta dei Hosni Mubarak durante la Primavera araba. La sua è stata la prima presidenza con elezioni totalmente democratiche però è stato un incarico decisamente molto più breve di quello del suo predecessore. Tra continue tensioni, Mohamed Morsi ha governato per circa un anno, fino al luglio 2013 quando è stato deposto dai vertici militari che lo accusavano di estremismo islamico  a causa dei suoi continui riferimenti e atti legislativi che si rifacevano alla Sharia, ossia la Legge coranica.

Dal momento della sua caduta per lui si sono aperte le porte del carcere. Prima era arrivata l'accusa di istigazione alla violenza e spionaggio, reati che avrebbe compiuto durante la compagna elettorale, poi quella di  evasione dalla prigione in cui era stato detenuto  nel corso della Rivoluzione egiziana del 2011. Nel 2015 era stato condannato a morte con l'accusa di aver fatto evadere dal carcere i vertici dei Fratelli Musulmani, ma la condanna è stata poi annullata e il tribunale ha deciso che il processo era da rifare. attualmente stava scontando una condanna a sette anni per aver falsificato la sua candidatura per la corsa alle presidenziali del 2012.

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