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Egitto, la tensione è ancora alta: 41 i morti accertati e oltre 2000 i feriti

In Egitto nasce un nuovo governo ma le proteste dei manifestanti non si placano. Tensione per la manifestazione di oggi a piazza Tahrir alla quale partecipa ElBaradei. Intanto anche per l’America è necessario che i civili tornino al governo del Paese.
A cura di Susanna Picone
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Egitto, la tensione è ancora alta: 41 i morti accertati e oltre 2000 i feriti

Ormai una settimana è trascorsa dall’inizio delle proteste in Egitto, concentrate soprattutto in piazza Tahrir al Cairo ma che hanno interessato anche altre città del Paese. È passata una settimana ma la ribellione non accenna a placarsi. La richiesta dei manifestanti è sempre la stessa: dimissioni immediate della giunta militare che, dalla caduta di Mubarak, ha preso nelle sue mani il potere e che, secondo molti, compreso il parere di Amnesty International, sta facendo addirittura peggio rispetto all’era dell’ex presidente deposto.

Una giunta militare che prima ha diffuso il “profondo rammarico per le vittime di questi dolorosi incidenti” e che ieri è arrivata a presentare le scuse formali alla popolazione per una repressione troppo dura: ad oggi le vittime accertate del massacro egiziano sono 41, trentasei di queste solo al Cairo. Bilancio altissimo anche quello che riguarda i feriti che sarebbero oltre duemila.

Anche l’America ha dimostrato di guardare con preoccupazione l’attuale situazione egiziana e, in linea con la richiesta dei dimostranti, ha perciò fatto sapere di auspicarsi il “pieno trasferimento” di poteri dalla giunta militare egiziana a un governo civile: trasferimento che dovrà avvenire “il più presto possibile” e che dovrà rispondere alle legittime aspirazioni del popolo egiziano.

Da ieri al governo l’ex premier Kamal Ganzuri

manifestanti egiziani

Dopo le dimissioni del precedente governo guidato da Essam Sharaf, la giunta militare egiziana ha affidato all’ex premier ed ex ministro Kamal Ganzuri l’incarico di formare un nuovo esecutivo: sarebbe lui, nelle intenzioni del Csfa, l’uomo adatto a ricucire il rapporto con i cittadini e a salvare l’Egitto dal collasso economico. Dal punto di vista di molti egiziani invece il nuovo premier è uno dei pochi che non è stato ancora toccato dalla corruzione ma, il fatto di essere stato già al potere durante l’era di Mubarak, non gioca a suo favore. Gli egiziani chiedono infatti uno strappo deciso con la loro storia recente e perciò continuano a scendere in piazza anche oggi, giorno di festività settimanale, per quella che è stata denominata “l’ultima chance”.

ElBaradei continua a sostenere il movimento dei manifestanti

L’ex direttore dell’Aiea e premio Nobel per la Pace, Mohamed ElBaradei continua ad esprimere la sua ribellione sostenendo il movimento sorto. Anche oggi, nel giorno di preghiera, sarà presente in piazza Tahrir per esprimere il suo rispetto per i martiri. Il candidato alle presidenziali che si terranno il prossimo anno ha espresso, sin dall’inizio della protesta, il suo duro monito contro i militari accusati di aver usato lacrimogeni con agenti nervini contro i civili causando così il “massacro” di piazza Tahrir.

Non saranno invece presenti in piazza Tahrir nemmeno oggi i Fratelli musulmani, la forza politica più organizzata del Paese in corsa per la vittoria delle prossime elezioni.

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