Egitto: l’ex presidente Morsi condannato a morte per evasione e spionaggio
L'ex presidente egiziano Mohamed Morsi è stato condannato a morte da un tribunale de Il Cairo con l'accusa di spionaggio ed evasione. La Corte egiziana infatti ha stabilito che l'ex presidente regolarmente eletto e leader dei Fratelli musulmani è colpevole di aver trasmesso ad altri informazioni coperte dal segreto di stato e di aver organizzato l'evasione dal carcere di Wadi El Natroun dei vertici della Fratellanza musulmana del 2011. Entrambi reati che nel Paese nordafricano sono punibili appunto con la pena capitale. La sentenza è stata letta nell'aula blindata dell'Accademia di polizia a Tagammò El Khames. Per l'esecuzione però si dovrà attendere il parere del Gran Muftì. Come annunciato dal giudice, la sentenza del tribunale infatti è stata inviata al Gran Muftì per un parere segreto e non vincolante. Morsi era imputato insieme ad altri esponenti della Fratellanza Musulmana scappati dal carcere durante la Rivoluzione del 25 gennaio 2011 contro il regime di Hosni Mubarak. Insieme a Morsi infatti evasero altri 30 detenuti, mentre oltre 20mila fuggirono da altri carceri dell'Egitto, tra cui membri del movimento libanese di Hezbollah e militanti palestinesi di Hamas .
L’ex presidente condannato a morte sta già scontando in cella una pena a venti anni di carcere dopo esser stato condannato il mese scorso dalla Corte d'assise del Cairo per incitazione alla violenza contro i manifestanti. In quella occasione infatti scampò alla pensa capitale perché fu riconosciuto colpevole di essere implicato negli arresti e nelle torture di suoi oppositori avvenute nel 2012 dopo la sua salita al potere, ma fu prosciolto dall'accusa di istigazione all'omicidio di due manifestanti e di un giornalista durante una manifestazione davanti al palazzo presidenziale. Mohamed Morsi infatti era salito al potere in Egitto nel 2012 dopo le rivolte di piazza e la destituzione del vecchio leader Hosni Mubarak che era stato al comando del Paese per quasi trent'anni.