Egitto, elettori in coda davanti ai seggi
Inizia finalmente l'era del dopo Mubarak: questa mattina alle otto (le sette in Italia) hanno aperto i seggi in Egitto. Quarantacinque milioni di cittadini egiziani sono chiamati ad eleggere 508 nuovi deputati della Camera Bassa del Parlamento, voto che verrà concluso l'11 gennaio. Il complesso sistema elettorale, infatti, prevede che oggi saranno chiamati alle urne nove governatorati, tra cui Il Cairo, Alessandria e Luxor, mentre nei due turni successivi sarà la volta dei restanti diciotto.
Tra il 29 di gennaio ed l'11 marzo si svolgeranno le consultazioni per il Consiglio della Shua, o Camera Alta, a conclusione delle quali, si terranno le elezioni presidenziali, programmate per giugno 2012: una vera e propria maratona elettorale, divisa in ben 12 turni che purtroppo si avvia in un clima in cui le tensioni nel paese sono ancora altissime.
Le manifestazioni della scorsa settimana hanno infatti insanguinato il paese ancora una volta, con oltre quaranta vittime cadute in seguito agli scontri di piazza: il popolo egiziano è tornato in Piazza Tahrir per chiedere le dimissioni della giunta militare che ha preso nelle mani il potere alla caduta di Mubarak, e che secondo Amnesty International starebbe compiendo sistematiche violazioni dei diritti umani addirittura peggiori di quelle imputabili al regime dell'ex rais. L'esercito si è impegnato dichiarando che i poteri verranno restituiti ai civili entro giugno: sono tanti i cittadini egiziani che guardano con ansia e speranza a quel giorno, come prova il migliaio di persone che, diversi minuti prima dell'apertura delle urne, attendeva sulla soglia del seggio di un quartiere centrale de Il Cairo.
Le rivolte degli ultimi giorni hanno già portato alle dimissioni del primo ministro Essam Sharaf e alla decisione del Consiglio Supremo delle Forze Armate di designare come successore Kamal El-Ganzuri il quale, tuttavia, non ha ancora formato il nuovo esecutivo: ex capo di governo negli anni '90, quindi al tempo di Mubarak, Ganzuri è comprensibilmente malvisto dalla popolazione e dai manifestanti di Piazza Tahrir che da mesi chiedono una svolta ed un decisivo cambiamento di pagina per il paese.
Il governo di unità nazionale, voluto dal maresciallo Hussein Tantawi, capo del CSFA, non persuade una parte consistente del paese che chiede con forza le dimissioni dello stesso Tantawi. Uno spiraglio di fiducia viene da Muhammad El Baradei, diplomatico e Premio Nobel per la Pace nel 2005 che sostiene il movimento popolare e che potrebbe essere chiamato a dirigere un'esecutivo di unità nazionale, per garantire maggiore equilibrio e ridare respiro al paese dilaniato non solo da mesi di scontri, ma da da decenni di tirannide: queste sono le prime elezioni libere per moltissimi cittadini egiziani, anche non più giovanissimi.
Tra le forze politiche, tuttavia, la meglio organizzata e più determinata, e presumibilmente la più ricca, è quella dei Fratelli Musulmani, che si aspetta un grande risultato da questo voto: il loro partito, denominato Libertà e Giustizia, si contrappone ai numerosi movimenti mal strutturati liberali, di sinistra e d'ispirazione fondamentalista. I Fratelli Musulmani vengono spesso designati come «moderati» ma sono pur sempre legati al mondo religioso; auguriamoci vivamente che non siano l'ennesimo modo per soffocare il grido di libertà di un popolo.