Egitto, dopo il fallimento dei negoziati, El Cairo si prepara per una lunga resistenza
Restii ad accettare proposte di riforma del Governo, i manifestanti dei piazza Tahir si preparano ad una lunga resistenza, informando la stampa che non se ne andranno fino a che Mubarak non presenterà le dimissioni. L'affluenza verso la piazza, che resta il fulcro nevralgico delle proteste contro il regime, è diminuita dopo due settimane di manifestazioni ma tra coloro che continuano a protestare aumentano le persone che si sono accampate stabilmente, in una grande tendopoli, disposte a fare tutto quanto possa servire per cacciare il dittatore.
Migliaia di cittadini, per la maggior parte uomini, che organizzano marce e canti dalle prime ore del mattino, impedendo soprattutto ai carri armati dell'esercito di lasciare la piazza (alcuni addirittura dormono tra le ruote dei mezzi) affinchè venga garantito il loro diritto di protestare e perchè li proteggano contro i sostenitori di Mubarak. Il Governo, però, resiste e mostra che, con Mubarak o no, sarà difficile strappare concessioni significative.
Il vice-presidente Omar Suleiman ha incontrato ieri una delegazione di oppositori che comprendeva un rappresentante dei Fratelli Musulmani, una novità perché il movimento islamista è illegale ed è sempre stato considerato come lo spauracchio del regime, la scusa della dittatura. Suleiman ha offerto di ampliare la libertà di stampa, di liberare i prigionieri politici, di stabilire una commissione per le riforme costituzionali e porre fine, in un futuro indeterminato, lo stato di emergenza che dura dal 1981, ma affermando che Mubarak resterà al poter fino alle prossime elezioni di settembre.
I delegati dell'opposizione hanno dunque lasciato la riunione dubbiosi e delusi, come scettico è soprattutto il popolo di Piazza Tahir, in quanto la loro principale richiesta continua ad essere ignorata ed Hosni Mubarak non lascerà il poter. Il leader dell'opposizione, premio Nobel per la pace, El Baradei, ha denunciato l'inutilità delle negoziazioni: "Nessuno sa chi ha parlato con chi. Tutto è diretto da Suleiman e dai militari e questo è un problema". Anche il principale partito dell'opposizione "Fratelli Musulmani" ha considerato gli accordi annunciati come "non sufficienti" e che l'incontro è stato solo un piccolo primo passo". Intanto Tahir, continua ad aspettare novità.