Ecco come l’intelligence usa il web per scovare i terroristi dell’Isis
Corre sul web il seme del terrorismo. Il movimento jihadista dell'Isis attivo in Siria e in Iraq, sta incredibilmente attirando decine e decine di proseliti proprio con gli strumenti di comunicazione offerti dalla rete. I simpatizzanti e i neofiti commentano sui social network e proprio lì intrecciano contatti con alcuni elementi vicini al gruppo di guerriglieri islamici. Recentemente alcuni account di simpatizzanti dell'Isis sono stati bloccati in quanto ritenuti pericolosi. Una misura che non convince gli analisti dell'intelligence occidentale che proprio grazie alla ragnatela di contatti, interazioni e scambi online possono monitorare le strategie di reclutamento e l'organizzazione interna del gruppo.
I terroristi, che nelle ultime settimane hanno diffuso il video della decapitazione del giornalista americano James Foley, mirano a suscitare timore nel nemico servendosi delle esecuzioni di massa, dell'iconografia degli uomini incappucciati, e delle immagini crude. Le stesse immagini possono essere però utili agli agenti dell'intelligenze per individuare elementi importanti di investigazione. La rete è utilizzata infatti non solo per fare propaganda ma anche per reclutare nuovi volontari. Arrivano spontaneamente, agganciando i contatti su Twitter e spesso lasciando tracce preziose per i servizi segreti. All'interno di questa schiera di proseliti occidentali, si possono trovare spesso degli infiltrati, uomini dei sevizi che si introducono nelle fila dell'organizzazione attraverso i mezzi ultilizzati dagli stessi estremisti. Il rischio di aprire agli infiltrati è noto a organizzazioni come l'Isis che spesso si liberano "preventivamente" di elementi che non considerano più affidabili, come è avvenuto ultimamente: per ordine del leader del gruppo jihadista al Baghdadi un importante dirigente è stato giustiziato in quanto sospettato di avere trasmesso informazioni importanti alla Gran Bretagna.