Ebola, Medici Senza Frontiere: “Mai vista una cosa del genere”
L'allarme Ebola cresce ancora e dopo l'allerta lanciata ieri dall'Oms, oggi anche Medici Senza Frontiere sottolinea la gravità del contagio parlando di una cosa mai vista prima. "Non abbiamo mai visto una cosa del genere prima. Bisogna studiare una nuova strategia perché l'epidemia di Ebola ormai non riguarda più solo villaggi di campagna ma anche città come Monrovia, che ha più di un milione e 300mila abitanti" ha dichiarato infatti il direttore di Medici senza frontiere, la dottoressa Joanne Liu, al termine di una visita di due giorni nell’Africa Occidentale. "Il virus si propaga molto più rapidamente del previsto e dobbiamo ammettere di aver veramente sottovalutato questa nuova epidemia di febbre emorragica" ha spiegato la dottoressa, aggiungendo: "La gente non si fida dei centri sanitari e cerca di non andarci. Molti tra coloro che seguono i pazienti non hanno competenze e attrezzature sufficienti e comunque medici e infermieri sono troppo pochi". Il pericolo insomma è che colpendo città molto popolose, dove mancano servizi igienici e sanitari di base, il virus Ebola possa essere completamente fuori controllo.
Kenya chiude le frontiere
Anche per questo alcuni paesi africani sono ricorsi a misure estreme come il Kenya che oggi ha deciso la chiusura totale delle proprie frontiere ai Paesi più colpiti da Ebola cioé Guinea, Liberia e Sierra Leone. Il ministro della Salute keniano, James Macharia, ha affermato che i passeggeri provenienti da questo paese, anche via mare, non potranno entrare in Kenya. "Il bando esclude professionisti sanitari impegnati negli sforzi per contenere l'epidemia e cittadini del Kenya che ritornano in patria" ha spiegato il ministro, aggiungendo però che queste persone verranno esaminati attentamente e sottoposte a quarantena se necessario. Intanto anche l'Onu è entrata in azione con il Programma Alimentare mondiale (Pam) che ha annunciato un massiccio intervento a favore di un milione di persone in Sierra Leone, Liberia e Guinea per prevenire una crisi alimentare nei Paesi colpiti dall'epidemia.