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Ebola, J’accuse di Medici Senza Frontiere: “Il mondo sta perdendo la battaglia”

Joanne Liu, presidente della Ong, è intervenuta alle Nazioni Unite denunciando la “coalizione all’inazione” dei paesi sviluppati: “Il mondo sta perdendo la battaglia contro la più grave epidemia della storia”.
A cura di Davide Falcioni
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E' un "J'accuse" senza precedenti quello che Medici Senza Frontiere ha lanciato martedì in una conferenza dell'Onu contro l'immobilismo della comunità internazionale per fronteggiare il virus dell'ebola. Joanne Liu, presidente della Ong, in un discorso a New York ha detto che "il mondo sta perdendo la battaglia contro la più grave epidemia della storia". "L'8 agosto scorso – ha proseguito MSF – abbiamo spiegato che i focolaio della malattia rappresentava un'emergenza globale ma non c'è stata risposta. In realtà gli statihanno formato una sorta di coalizione all'inazione". Joanne Liu ha affermato che l’ulteriore diffusione del virus non potrà essere evitata senza un massiccio invio di unità mediche specializzate per sostenere gli sforzi per il controllo dell’epidemia nei paesi colpiti.

MSF: "Il mondo si mobiliti contro l'ebola"

Secondo Medici Senza Frontiere molti paesi possiedono meccanismi di risposta alle minacce biologiche. Possono inviare team addestrati di medici civili e militari nel giro di pochi giorni, in grado di offrire supporto tecnico efficiente per aiutare i paesi colpiti. Allo stesso tempo, MSF insiste perché qualunque materiale o personale militare inviato nella regione non venga utilizzato per misure di quarantena, isolamento o controllo delle masse. Le quarantene forzate hanno solo incrementato la paura e i disordini, invece che favorire il contenimento del virus. "Dichiarare la disponibilità di fondi e inviare qualche esperto non basta. Gli stati con le capacità adeguate hanno la responsabilità politica e umanitaria di farsi avanti e offrire una risposta concreta e disperatamente necessaria al disastro che si sta sviluppando sotto gli occhi di tutto il mondo. Invece di limitare la loro attenzione al potenziale arrivo di un paziente infetto nei loro paesi, dovrebbero cogliere l’opportunità unica di salvare vite umane dove è immediatamente necessario, ovvero in Africa occidentale”.

MSF: "Occorre ingrandire gli ospedali"

La presidente di MSF ha quindi esposto le priorità, spiegando che occorre ingrandire gli ospedali da campo dotati di reparti di isolamento, creare laboratori mobili per migliorare la diagnostica e creare ponti aerei per il trasporto dei malati: "A Monrovia, in Liberia, per esempio, sono necessari e urgenti nuovi centri per il trattamento dell’Ebola con strutture di isolamento adeguate e staff qualificato. La fila di pazienti continua ad aumentare di fronte al centro ELWA 3 in continua espansione, che ora contiene 160 letti. Si stima che siano necessari altri 800 letti nella sola Monrovia. L’equipe di MSF è oberata di lavoro e non può offrire più che cure palliative".

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