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Ebola, in Sierra Leone il virus è 9 volte più veloce. Morto un altro medico

Godfrey George è il quinto medico morto in Sierra Leone a causa del virus Ebola. L’epidemia è in crescita nel Paese: i nuovi casi stanno aumentando a una velocità che oggi è nove volte maggiore rispetto a due mesi fa.
A cura di Susanna Picone
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Il virus Ebola continua a uccidere in Sierra Leone, dove nelle ultime ore è morto un altro medico. Si tratta di Godfrey George, sovrintendente medico dell’ospedale governativo Kambia nel nord del Paese. Era il quinto medico contagiato dal virus dell’Ebola in Sierra Leone. La sua morte è stata annunciata dal dottor Brima Kargbo, responsabile medico della Sierra Leone. E in Sierra Leone l’epidemia non accenna a fermarsi: recentemente si è spostata dalle aree periferiche a est verso la capitale. I nuovi casi stanno aumentando a una velocità che oggi è fino a nove volte maggiore rispetto a due mesi fa, ha denunciato un rapporto dell’Ong Africa Governance Initiative. Secondo l'Ong il peggioramento riguarda soprattutto le aree rurali del paese. In Sierra Leone dall'inizio dell'epidemia ci sono stati 5338 casi con 1510 morti e l'Ong scrive che nelle aree rurali intorno alla capitale Freetown si sono avuti alla fine di ottobre 12 nuovi casi al giorno, mentre ai primi di settembre erano 1,3. Di fronte all'aumento dei casi, l'Ong sottolinea però l'impegno del governo che “sta facendo passi avanti aumentando l'accesso ai trattamenti di supporto e assicurando sepolture sicure e dignitose”.

Virus Ebola, è allarme bambini

Per sostenere la lotta al virus il responsabile Ebola per l’Unicef, il dottor Peter Salma, ha annunciato che raddoppierà il suo staff dalle 300 attuali alle 600 in Guinea, Liberia e Sierra Leone, dove i bambini rappresentano più del 20% dei casi. In totale sono circa 4000 i bambini rimasti orfani per colpa del virus Ebola. Se in Sierra Leone il virus continua a crescere, in Liberia al contrario l’epidemia sta rallentando. Nessun caso di Ebola invece in Mali: a dirlo l'Organizzazione Mondiale della Sanità che sottolinea, però, che mancano ancora all'appello 29 persone che hanno condiviso servizi pubblici con la bimba di due anni uccisa il 24 ottobre dal virus.

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