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E’ morto Ben Bradlee, direttore del Washington Post durante il Watergate

Malato da tempo di Alzheimer, si è spento a 93 anni un vero monumento del giornalismo americano. Obama lo ha ricordato come un “vero reporter che aiutò a capire il mondo”.
A cura di Biagio Chiariello
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Ben Bradlee, celebre ex direttore del Washington Post nel periodo dello scandalo del Watergate, è scomparso all’età di 93 anni. La notizia è stata data dallo stesso quotidiano della Capitale USA, che ha sottolineato come Bradlee, che “aveva guidato la trasformazione del Post per farne uno dei principali giornali del pianeta”, è deceduto nella sua casa di Washington per cause naturali. L’uomo soffriva da anni del morbo di Alzheimer e di demenza senile. Per Benjamin Bradlee il giornalismo è stato più di una professione: era un bene pubblico vitale per la nostra democrazia". Così il presidente americano Barack Obama sulla morte dell'ex direttore del WP. "Un vero giornalista, Bradlee ha trasformato il Washington Post in uno dei giornali migliori del Paese e, con lui al timone, un crescente numero di reporter ha pubblicato i ‘Pentagon Papers', rivelato lo scandalo del Watergate e raccontato storie che avevano bisogno di essere raccontate, storie che ci hanno aiutato a capire il mondo e l'un l'altro un po’ meglio", ha proseguito Obama, si legge in una nota della Casa Bianca.

Ben Bradlee – caso Watergate, ma non solo

Ben Bradlee ha dato un nuovo volto al giornalismo politico d’inchiesta. Fu lui a spingere i due giovani cronisti Bob Woodward e Carl Bernstein ad indagare sul caso che poi gli avrebbe dato la fama. Lo scandalo Watergate (1972-1974) esplode per via di intercettazioni abusive effettuate nel quartier generale del Comitato Nazionale Democratico, ad opera di uomini legati al Partito Repubblicano, che portano alla richiesta di impeachment e alle dimissioni di Richard Nixon. Non solo Watergate, comunque.  Nel 1971 Bradlee decise, insieme all'editore di allora Katharine Graham, di pubblicare alcuni articoli basati sui cosiddetti ‘Pentagon papers', cioè le 7.000 pagine di documenti segreti sulla guerra in Vietnam. Lo stesso presidente Nixon intervenne in prima persona per bloccarne la diffusione per vie legali, ma la Corte Suprema accolse la richiesta del "Washington Post" e del "New York Times" di pubblicare la vicenda.

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