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E cosa vuoi dire guardando questa foto?

E’ l’immagine con cui mi sono svegliato. Una coperta con una bambola accanto, e il pensiero a chi è lì sotto.
A cura di Saverio Tommasi
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Attentato terroristico a Nizza. La bambola.
Attentato terroristico a Nizza. La bambola.

"La coperta è tirata troppo in alto, fa caldo, siamo a Nizza, c'è il mare, tirala un po' più giù quella coperta, dio bono, così gli copri tutta la faccia".
E invece la coperta va bene tirata così, perché non serve a riparare la bambina dal freddo.

E' l'immagine con cui mi sono svegliato. Una coperta con una bambola accanto, e il pensiero a chi è lì sotto. Più tardi scopro che il corpo è quello di una persona adulta. Forse della mamma, perché sapete come funziona, quando i bambini per strada si addormentano si mettono nei passeggini e le mamme e i papà viaggiano con le bambole in mano, che a guardarli fanno quasi tenerezza, gente di un metro e ottanta a cui è affidata la salvaguardia di un pezzo di plastica di trenta centimetri. Ma così tanto importante.

Ora, per favore, giocate ancora con quella bambola. Non lasciatela lì.
I terroristi non uccidono per un dio, un premio, una sfida, tanto meno per coraggio. I terroristi uccidono perché hanno paura delle nostre bambole. Per convincerci a giocare solo con i soldatini, quelli veri. Perché fra soldatini e terroristi i secondi avranno sempre la meglio, per questo la gente cattiva agogna i soldatini e odia le bambole.

“ Ho una paura fottuta, ma ho deciso di restare umano ”
I disegni dei bambini in zone di guerra sono bambole che piangono. Li avete mai visti? I bambini disegnano le bambole con le facce tristi. Perché quando una bambola è triste, oppure muore, significa che nell'aria c'è odore di terrorismo e guerra, ed è un odoraccio unico di sangue rappreso, gente che piange e bambole senza nessuno intorno a muoverle e a inventarsi con loro delle storie belle. Il terrorismo è questa cosa qua: assenza di storie belle.

Perciò, se c'è una cosa da dire sulla persona coperta con una bambola accanto, è questa: "Come ti chiami, quanti anni hai. Posso giocare con te?" Che è poi un modo come un altro per dire: "Ho una paura fottuta, ma ho deciso di restare umano".

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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