Duemila positivi: così una prigione dell’Ohio è diventato uno dei più grandi focolai del mondo
Centonove dipendenti e quasi duemila detenuti risultati positivi al Covid-19. Il Marion Correctional Institution, carcere che si trova in Ohio, Stati Uniti, potrebbe diventare uno dei più grandi focolai a livello nazionale della pandemia di Coronavirus. Il numero dei contagi all'interno della struttura ha infatti superato domenica scorsa quello di una industria di lavorazioni delle carni in South Dakota e della portaerei Roosevelt a Guam. Il Dipartimento di riabilitazione e correzione dello Stato (ODRC), che gestisce il sistema carcerario, ha rivelato che l'intero istituto detentivo è attualmente in quarantena. 1.828 detenuti affetti dall'infezione, cioè il 78 per cento del totale, sono stati isolati e separati da altri 667 che invece sono risultati negativi ai test. Lo scorso 8 aprile l'agente John Dawson, che lavorava nella prigione dal 1996, è morto a causa della malattia causata dal nuovo virus. Il primo caso di un membro dello staff era stato denunciato lo scorso 29 marzo. Nel giro di 15 giorni il contagio ha raggiunto più di 1800 detenuti.
Complessivamente nei penitenziari dell'Ohio ci sono 2400 casi tra i reclusi e 244 tra lo staff, ossia il 20% del totale, che è di 11.602 casi. Intanto, crescono le preoccupazioni da parte delle autorità riguardo soprattutto alla possibilità di garantire distanziamento sociale all'interno delle prigioni. Al momento, si sta procedendo con tamponi di massa a tutti i soggetti che si trovano dietro le sbarre, non solo al Marion Correctional Institution. A Pickaway, 1614 detenuti sono in quarantena dopo che 384 sono risultati positivi. Sessantaquattro membri del personale sono risultati positivi e due sono guariti. Ci sono stati anche cinque decessi confermati e uno è ancora in fase di verifica. A Franklin, 102 detenuti sono isolati dopo che 103 sono stati trovati positivi ed uno è morto. Anche quarantasei membri dello staff risultano infetti. Per ridurre il rischio di contagio i pasti all'interno delle strutture sono stati ridotti da tre a due ogni giorno, è stato bloccato l'ingresso ai visitatori e sono state rese gratuite telefonate e videochiamate per avere contatti con l'estero. Inoltre ai detenuti è permesso indossare maschere di stoffa. Il personale e i fornitori devono sottoporsi a controlli di temperatura prima di entrare.