“Ho già visitato 51 Paesi ma voglio vederli tutti”, era questo l’obiettivo di Krzysztof Chmielewski, un ciclista polacco di 37 anni, che girava il mondo su due ruote. Anche il tedesco Holger Hagenbush, di 43 anni, amava viaggiare in bicicletta, l’inseparabile compagna che lo aveva portato in quattro anni a varcare le frontiere di 34 nazioni. I due ciclisti si erano conosciuti il 20 aprile scorso a San Cristóbal de Las Casas, nello Stato messicano del Chiapas. Accomunati dalla stessa sete di avventura, avevano deciso di percorre un pezzo di strada assieme. La loro destinazione: Palenque, il famoso sito archeologico con le piramidi Maya, distante 200 chilometri. Non ci sono mai arrivati.
Il 26 aprile, il corpo senza vita di Krzysztof è stato incontrato in un dirupo a La Ventana, una località lungo la strada statale che da San Cristóbal de las Casas porta alle rovine Maya. L’esame autoptico ha rivelato che era morto da diversi giorni. Subito sono iniziate le ricerche del suo compagno di viaggio e il 4 maggio, a duecento metri dal ritrovamento del ciclista polacco, è stato scoperto anche il cadavere di Holger. In un primo momento, gli inquirenti messicani avevano parlato di una disgrazia: un tratto di strada accidentato che sarebbe stato fatale ai due corridori europei. Ma, diversi giorni dopo la loro morte, il procuratore Luis Alberto Sánchez ha ammesso che in realtà sono stati uccisi. “E’ stato prematuro affermare che si era trattato di un incidente”, ha riconosciuto il magistrato.
Holger è stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco sparato in testa mentre il suo compagno di viaggio Krzysztof aveva il cranio fracassato da un corpo contundente e il suo corpo era stato mutilato. Caduta l’ipotesi della morte accidentale, adesso le autorità messicane stanno vagliando il caso come omicidio. Il procuratore crede che i due stessero pedalando a breve distanza uno dall'altro quando sono stati aggrediti e che il movente sia stata la rapina. Secondo quanto è emerso finora, gli assassini, per simulare un incidente stradale, avevano messo la bicicletta del ciclista tedesco vicino il corpo di Krysztof. Un errore che ha portato a riaprire le indagini.
La versione della morte accidentale non aveva mai convinto Rainer Hagenbush, fratello di Holger, che nel frattempo si era precipitato in Messico per partecipare alle sue ricerche. “Mia madre mi ha detto prima di partire: ʽVa in Messico, trova mio figlio e portamelo a casa’”. Quando il corpo senza vita del ciclista tedesco è stato scoperto, i suoi familiari hanno scritto un commovente appello alle autorità messicane per poter rimpatriare presto il suo corpo: “A migliaia di chilometri da qui […] c'è una madre che soffre quanto di peggio una donna possa mai vivere in vita sua. La madre di Holger – un uomo buono, nobile, avventuroso e sognatore – sta vivendo un inferno in vita. Suo figlio è stato ammazzato nel modo più vile e codardo possibile. I loro assassini non hanno ancora volto o un nome e sono ricercati. Tuttavia, crediamo non sia necessario trattenere resti di Holger per la durata di tutte le indagini o fino a quando non saranno trovati i responsabili della sua morte”.
La morte dei due ciclisti europei ha commosso il Messico, già segnato da migliaia di omicidi. E in centinaia si sono radunati a San Cristóbal del las Casas per rendere omaggio a Holger e Krzysztof ed esigere giustizia.
“Ho con me la mia casa. E’ la tenda che porto sempre dietro la bici”, diceva sorridendo Krzysztof in un’intervista poco prima di morire. “E’ più caro viaggiare in moto perché hai bisogno di benzina mentre con la bicicletta è gratis”.
Come ha spiegato il fratello, anche Holger era un ciclista appassionato: era partito nel 2014 da un piccolo paese in Germania con l’intenzione di girare il mondo in bicicletta. Un viaggio che l’aveva portato dall'Iran fino in Vietnam. E poi su un cargo da Shanghai all'Alaska. Sempre su due ruote aveva attraversato il Canada, gli Stati Uniti ed era arrivato in Messico nel dicembre scorso. L’avventura di Holger e Krzysztof, però, è finita in Chiapas. Una bicicletta e un mazzo di fiori sono stati appesi a un palo della luce vicino al luogo in cui sono stati uccisi. Un modo per non dimenticare la loro morte in un Paese dilaniato dalla violenza, dove nei primi tre mesi del 2018 sono state assassinate 85 persone al giorno.