Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Droni e incursioni in Cisgiordania: “I coloni israeliani sono diventati il nostro incubo peggiore”

Incursioni e droni ad Umm Al Khair: “Ci siamo svegliati con dei grandi droni che volano molto bassi sopra le nostre teste. Sono arrivati dopo una lunga nottata di terrore”, racconta A., abitante e leader del movimento di resistenza non violenta del villaggio, raggiunto telefonicamente da Fanpage.it.
1 CONDIVISIONI
Umm Al Khair, foto di Lidia Ginestra Giuffrida
Umm Al Khair, foto di Lidia Ginestra Giuffrida
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Il rumore stridulo di un drone, poi le voci dei bambini: "Andiamo via", dicono. No non siamo a Gaza ma ad Umm Al Khair, a Masafer Yatta, nella Cisgiordania occupata dai militari e dai coloni israeliani. Qui da venerdì mattina i droni dello stato ebraico minacciano la popolazione, senza esplosioni, ma solo con il loro assordante ronzio senza sosta.

"Ci siamo svegliati con dei grandi droni che volano molto bassi sopra le nostre teste. Sono arrivati dopo una lunga nottata di terrore", racconta A. abitante e leader del movimento di resistenza non violenta del villaggio, raggiunto telefonicamente da Fanpage.it. "Nella notte tra giovedì e venerdì i coloni sono diventati pazzi. In piena notte il loro capo è venuto qui nel villaggio, ha iniziato a provocare la gente e a minacciarci puntandoci il fucile addosso. Poi sono arrivati i rinforzi e per la prima volta ci hanno saccheggiato, rubando tutta la legna che avevamo comprato cinque anni fa. Senza quella legna adesso non abbiamo più modo di riscaldarci", continua.

I coloni arrivavano da un nuovo insediamento, ad Est del villaggio, che presto potrebbe diventare una vera e propria colonia come quella di Karmel che dal 1980 si erge al di là del filo spinato che imprigiona Umm Al Khair. L'obiettivo dei coloni è spaventare e costringere i palestinesi ad andarsene in modo da poter rubare loro sempre più terra. Lo perseguono attraverso incursioni come quella di giovedì notte, per mezzo di veri e propri pogrom, e tramite le demolizioni forzate, sempre con l’accondiscendenza e il sostegno dell’esercito di Tel Aviv.

"Dopo averci rubato la legna il colono è tornato con altri uomini armati, hanno cominciato e prendere in giro le persone e minacciarci. Quando ci hanno puntato addosso le loro armi, abbiamo chiamato la polizia, ma non ha fatto niente. I militari e la polizia israeliana lasciano agire i coloni perché fanno anche i loro interessi: farci andare via", continua l’uomo.

E qui, in questa vallata lunare, fatta di pascoli e pietra bianca sembra quasi ci siano riusciti. Ad Umm Al Khair sono poche le case rimaste in piedi, solo nel 2024 i militari sono venuti circa trenta volte a demolire gli edifici. Quindici case sono state distrutte e poi ricostruite per essere nuovamente buttate giù dopo pochi mesi, lasciando più di quaranta persone, di cui almeno trenta bambini e bambine, senza un tetto sotto cui dormire. I pastori del villaggio non possono più andare nelle proprie campagne a far pascolare il gregge. Non c’è energia elettrica, i cavi passano sopra i tetti di Umm Al Khair ma per arrivare a Karmel, la colonia. "Spesso non abbiamo neanche l’acqua – continua A. – I coloni vengono e ci bucano i tank dove la raccogliamo, lasciandoci senza acqua corrente per mesi. Almeno tre o quattro volte a settimana arrivano al villaggio, entrano nelle case, provocano le persone, ci minacciano con le armi, a volte bloccano le strade e le macchine, altre volte ci saccheggiano. I coloni sono diventati il nostro incubo".

La demolizione di una casa ad Umm Al Khair, foto di Lidia Ginestra Giuffrida
La demolizione di una casa ad Umm Al Khair, foto di Lidia Ginestra Giuffrida

Intanto l’80% delle terre in area C (sotto occupazione militare e amministrativa israeliana) della Cisgiordania, sono state prese con la forza e occupate da Israele e i suoi coloni. Nonostante lo scorso 19 luglio una sentenza della Corte Internazionale di Giustizia abbia dichiarato che gli insediamenti di Israele in territori palestinesi "violano il diritto internazionale", e che "la confisca su larga scala delle terre e il degrado dell'accesso alle risorse naturali privano la popolazione locale dei suoi mezzi di sussistenza di base, inducendola così ad andarsene", per Netanyahu si tratta di "menzogne".

A pagare le conseguenze di queste "menzogne" sono persone come A., che non sono ancora andate via e continuano disperatamente a resistere: "I droni che ci hanno svegliati venerdì mattina non presagiscono niente di buono, non sappiamo cosa succederà ma abbiamo davvero molta paura. Abbiamo bisogno di attivisti, di testimoni internazionali, perché ciò che avviene qui non venga dimenticato. Il livello di violenza e ingiustizia raggiunto in Cisgiordania è veramente disgustoso, e peggiorerà sempre di più. Anche questo è un genocidio, ma lento e continuo".

1 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views