Drone Houthi su Tel Aviv, la paura della gente: “Come mai non è stato intercettato?”
"Sono andata a dormire alle due di notte, ho preso le mie medicine e le pillole per dormire, come faccio ogni sera. Intorno alle tre mio marito mi ha buttata giù dal letto": comincia così a raccontare Ruth, con il volto stanco e spaventato. "Mio marito mi ha svegliata perché vivo esattamente all’incrocio dove è caduto il drone ieri notte. Mi sono alzata e ho visto tutti i vetri rotti dall'interno. Tutti i condizionatori d'aria che stavano cadendo a pezzi, hanno smesso di funzionare alle tre, esattamente nello stesso momento in cui è caduto il drone. Ho capito subito che stava accadendo qualcosa di grande. Sono andata sul balcone e ho chiesto alla gente cosa stesse succedendo. Ho visto un sacco di polizia, un'ambulanza e tantissima gente ammassata per strada".
È stata una notte di terrore per chi vive nel lungomare di Tel Aviv, dove nella mattinata di oggi è caduto un drone, poco distante dall’ambasciata statunitense, nella zona balneare della città. L’attacco è stato poco dopo rivendicato dagli Houthi, il cui portavoce militare ha riferito: "Continueremo a colpire Israele in segno di solidarietà con i palestinesi nella guerra di Gaza".
Nessun allarme, nessuna sirena ha svegliato i cittadini che ignari hanno realizzato ciò che era accaduto solo dopo. "Dicono sia stato un errore umano, il fatto che il sistema anti missilistico israeliano non abbia intercettato il drone", continua la signora, un errore costato la vita a un uomo e che ha ferito altre cinque persone.
"Conoscevo il ragazzo morto, gli davamo spesso da mangiare, viveva nel tetto della casa di fronte all’edificio più colpito. È morto sul tetto dell’abitazione a causa di alcune schegge del drone che gli sono arrivati addosso. Qui vive anche la mia amica Mona, a lei è stata tranciata la mano dai pezzi del drone", conclude.
Secondo la ricostruzione di chi stamattina all’alba era presente, il drone sarebbe caduto a terra per poi infrangersi in mille pezzi. L’esplosione ha causato la rottura dei vetri delle case circostanti, e l’esplosione di alcune macchine.
Adesso le forze di difesa statunitensi e israeliane stanno lavorando per capire come mai l'Iron dome non abbia funzionato. Intanto a Tel Aviv la vita continua in una schizofrenica normalità. C’è chi in ciabatte andando verso la spiaggia si ferma a vedere i resti dell’edificio, chi invece passa dritto senza voler capire davvero cosa sia successo.
"Gli americani indagheranno insieme agli israeliani sul tipo di drone utilizzato dagli Houthi. Ma io mi sento sicuro qui, tutto viene da Dio. Se Dio vuole che io muoia, morirò. Se Dio vuole che io non muoia, non morirò, tutto qui. Non ho paura di niente", dice con tono freddo Michael, un passante che abita nello stesso quartiere.
"Siamo abituati a questo, anche se è la prima volta che un drone colpisce una zona così sensibile di Tel Aviv, adesso le nostre forze di difesa hanno una sfida: capire perché non siano stati in grado di intercettarlo", conclude.
Non è lo stesso per Rashel, che da stamane non è mai andata via dal luogo in cui è scoppiata la bomba. "Ero seduta a casa mia alle 3 di notte a guardare una serie tv e ho sentito un’esplosione molto forte, ma non era il solito rumore che fa il sistema di intercettazione missilistico quando distrugge un drone. Era più forte, – spiega – e non accompagnato da quello delle sirene, o dell’allarme. Stamattina mi sono svegliata con alcuni messaggi di amici che mi chiedevano se fosse tutto a posto, perché io abito a 15 minuti a piedi da qui, erano preoccupati che fossi morta. Questo non è un posto sicuro. A Tel Aviv puoi morire in qualsiasi momento, mentre provi a vivere la tua vita normale facendo finta di niente", conclude.