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Guerra in Ucraina

Dove si trova Prigozhin e perché il capo della Wagner ha fermato il tentativo di colpo di stato

Dalla lunga trattativa con il presidente bielorusso Lukashenko, che ha portato alle fine della marcia del gruppo Wagner verso Mosca, non si hanno più notizie di Prigozhin. Il “cuoco di Putin” sarebbe dovuto andare in esilio a Minsk insieme ai mercenari della brigata di cui è a capo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Ore e ore di trattative in mano ad Alexandr Lukashenko, che ormai da tempo interpreta il ruolo di vassallo di Vladimir Putin, mentre il mondo era con il fiato sospeso. Poi la decisione di Prigozhin, dopo i colloqui con il presidente bielorusso: il tentativo di colpo di stato in Russia si ferma a circa 200 chilometri da Mosca, il gruppo di miliziani Wagner e il suo leader, il ribelle Yevgeny Prigozhin, non saranno perseguiti e potranno andare in Bielorussia. Il Cremlino ha acconsentito a ritirare tutte le accuse contro i militari – e soprattutto contro il loro leader, che ha guidato la rivolta armata – che hanno lasciato Rostov tra gli applausi degli abitanti.

L'accordo è stato annunciato anche dallo stesso Prigozhin, che ha detto di fermare l'offensiva per evitare uno spargimento di sangue in territorio russo, ma prima ha voluto ampie garanzie da parte di Lukashenko. Non è chiaro dove sia al momento il leader del gruppo Wagner. Sicuramente era a Rostov, probabilmente in un bunker, come Putin dovrebbe essersi spostato a sua volta in un luogo di massima sicurezza a San Pietroburgo. Ora che i mercenari si stanno spostando verso la Bielorussia lasciando Rostov e rinunciando al tentativo di colpo di stato, Prigozhin dovrebbe andare con loro e guidarli verso Minsk.

Non è chiaro cosa abbia promesso esattamente Lukashenko a Prigozhin per convincerlo a desistere quando i suoi miliziani erano ormai a meno di duecento chilometri da Mosca. Sicuramente il Cremlino ha garantito che le accuse nei confronti del leader dei mercenari verranno immediatamente ritirate, ma certo è difficile fidarsi di Mosca. La de-escalation, però, secondo diversi analisti potrebbe avere anche altre ragioni: Prigozhin avrebbe dovuto raccogliere l'appoggio di altre forze militari, che però sono rimaste – almeno in apparenza e in larga parte – fedeli a Putin fino all'ultimo.

Ora che l'iniziativa di Prigozhin è rientrata, Putin si trova comunque a dover gestire una situazione di enorme instabilità. La marcia dei mercenari ha mostrato al mondo tutte le fragilità di Mosca, debolezze che il leader del Cremlino rischia di pagare molto care. Anche perché la guerra in Ucraina continua a impegnare una quantità enorme di forze militari – sono arrivati ad arruolare anche i detenuti – e il fronte interno rischia di diventare sempre più caldo: Prigozhin ha aperto una crepa, e anche ora che apparentemente si è ritirato dai giochi il solco rimane.

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