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Dopo le botte, la fuga: l’ “eroe” di Alba Dorata si dà alla macchia, la piazza insorge

Picchia due colleghe in diretta TV e scappa. Probabilmente coperto da alcuni “camerati” in divisa da poliziotto, il neonazista Ilias Kasidiaris risulta irrintracciabile. Alba Dorata fa quadrato intorno a lui mentre l’Atene militante scende in piazza contro il neofascismo.
A cura di Anna Coluccino
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ilias kasidiaris alba dorata

Crollo di consensi per Alba Dorata negli ultimi sondaggi che, dopo l'aggressione in diretta TV del portavoce dei neonazisti Ilias Kasidiaris ai danni di due esponenti della sinistra radicale (Rena Dourou – SYRIZA; Liana Kanelli – KKE) la vedono passare dal 7% conquistato alle ultime (tentate) elezioni all'attuale 3,5%; percentuale che – comunque – il prossimo 17 giugno gli consentirebbe di entrare in parlamento. Eppure, nonostante l'evidente scivolone mediatico, Chrysi Avgi non solo si rifiuta di accennare il benché minimo mea culpa, anzi, afferma che la reazione di Kasidiaris  è giustificata dalla "provocazione ricevuta", vieta ai militanti di rilasciare qualsivoglia dichiarazione e rilancia minacciando esplicitamente le emittenti TV. Per bocca di un suo portavoce, infatti, Chrysi Avgi manda a dire che se, dopo quanto accaduto, gli esponenti del partito neonazista non saranno più invitati come ospiti alle varie trasmissioni "circonderemo gli studi televisivi dove si fanno i dibattiti politici con diecimila sostenitori". Del resto, si tratta pur sempre di un partito di limpida ispirazione neofascista, e non è per lanciare rose e parole d'amore che una parte del popolo greco ha dato loro mandato di rappresentanza. Se per mesi (anni) i militanti di Alba Dorata se ne sono andati in giro per la città a sprangare chiunque avesse la pelle di colore diverso, poi non ci si può certo aspettare che non abbiano il medesimo atteggiamento verso chiunque mostri di non concordare con il loro pensiero o si pari seppur timidamente a sbarrar loro la strada verso il potere.

Questo ruolo è toccato alle due esponenti della sinistra radicale Dourou e Kanelli, le quali hanno imperdonabilmente ricordato agli spettatori che il buon Kasidiaris – dal 2007 –  risulta imputato per complicità in rapina a mano armata. Proprio lui che, con i suoi camerati, si para a difesa della legalità accompagnando le vecchiette a ritirare la pensione per evitare che gli immigrati  le aggrediscano derubandole; proprio lui che difende il quartier di Ajos Panteleimonos dall' "assalto delinquenziale degli stranieri"; proprio lui, così mite e preparato da non trovare altra strada per affrontare un colpo di lingua infertogli nel corso di un pubblico dibattito se non quella del lancio di un bicchiere d'acqua condito da calci e schiaffi. Un vero lord, non c'è che dire; un cavaliere senza macchia e senza paura lanciato a protezione dei greci, della grecità e di tutti quanti non gli facciano scattare la molla dell'odio, altrimenti – greci o non greci – qualche sprangata d'avanzo se la beccano anche loro.

Intanto, le denunce della società civile rispetto alla possibile connivenza tra la polizia e i militanti di Alba Dorata si fanno sempre più insistenti. Come riportato dal Guardian, a cui Dimitris Trimis – presidente dell’associazione di giornalisti greci ESEA – ha rilasciato un'intervista, almeno la metà degli agenti di polizia avrebbe votato Alba Dorata e, stando alle dichiarazioni di Petros Costantinou (consigliere comunale per ANTARSYA ad Atene) la connivenza tra polizia e neonazisti sarebbe molto più estesa di quanto si possa immaginare. Già molti i casi di pogrom, pestaggi e accoltellamenti contro i quali la polizia non ha mosso un dito, evidenziando anzi un palese e fattivo sostegno, tanto che proprio in tale connivenza Costantinou ravvisa una delle cause dell'affermazione di Alba Dorata. D'altronde, se ad appena 24 ore dalle percosse di cui Kasiriadis si è macchiato in diretta TV e con un mandato di cattura che gli pende sulla testa, il neonazista greco riesce a rendersi irrintracciabile, è lecito quanto meno porsi qualche domanda rispetto a quanto sia profonda la relazione tra alcune frange delle forze di polizia e i militanti di Chrysi Avgi.

Ed è per protestare contro tutto questo che l'Atene militante è scesa in piazza contro il neonazismo, ancora una volta. Lo ha fatto ieri, ma lo fa praticamente ogni settimana, da mesi, anni. Scende in piazza in sostegno ai migranti e, quotidianamente, lavora nei centri sociali, nelle associazioni, negli istituti di supporto legale e psicologico perché gli oltre due milioni di migranti presenti nella penisola ellenica (e costretti a rimanerci in virtù del Regolamento Dublino II) non avvertano solo terrore e solitudine, ma abbiano qualcuno a cui appoggiarsi, qualcuno di cui fidarsi e a cui affidare problemtiche e preoccupazioni. Perché – forse è bene ricordarlo – la Grecia non è solo il paese delle Albe dorate, è anche il paese delle Agorà di Kipseli, degli Tsamadou di Exarchia, dei Drakopuolou di Ano Patissia e delle decine e decine di centri nati spontaneamente per offrire (tra le altre cose) vivo e fattivo sostegno ai migranti; centri che offrono lezioni gratuite di greco, alfabetizzazioni informatiche o semplice occasioni di festa, incontro, vicinanza; centri che rappresentano una percentuale della popolazione ben più consistente rispetto a quella che fa dell'odio verso il diverso una bandiera e della paura del futuro un vessillo da sventolare – all'occasione – sotto il naso di chi va alla disperata ricerca di un capro espiatorio a cui addossare la colpa della propria situazione di necessità. La speranza è quella che l'infelice uscita di Kasidiaris – unita a una seria riflessione da parte della popolazione tutta – rappresenti l'alito di vento capace di riportare la Grecia sulla via della solidarietà sociale; solidarietà che un popolo migrante non può permettersi di rifiutare, di calpestare e dimenticare senza così tradire – irrimediabilmente – i propri antenati.

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