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Guerra in Ucraina

Dopo l’accusa di aver deportato bambini ucraini in Russia Putin visita centro per infanzia in Crimea

Il presidente russo è arrivato oggi pomeriggio in Crimea per celebrare il nono anniversario dell’annessione della penisola alla Russia e a Sebastopoli a sorpresa ha visitato un centro per l’infanzia.
A cura di Davide Falcioni
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All'indomani dell'emissione del mandato d'arresto internazionale da parte della Corte dell'Aja nei confronti di Vladimir Putin, accusato di crimini di guerra, il presidente russo è arrivato oggi pomeriggio in Crimea per celebrare il nono anniversario dell'annessione della penisola alla Russia e a Sebastopoli a sorpresa ha visitato un centro per l'infanzia.

Il capo del Cremlino è arrivato alla guida di un'auto al porto dove è di stanza la flotta russa del Mar Nero poi ha visitato il centro per bambini ‘Korsun‘, scelta certamente non casuale. Putin, secondo la Corte penale internazionale dell'Aja, sarebbe responsabile  – tra le altre cose –  della deportazione illegale di bambini dalle zone occupate dell'Ucraina alla Russia.

Tra i funzionari russi verso cui è stato spiccato un mandato di cattura internazionale c'è anche Maria Alekseyevna Lvova-Belova, dall'ottobre di due anni fa commissaria per i Diritti dei bambini della Federazione Russa. La donna poche settimane fa aveva rivendicato l'adozione di una adolescente di Mariupol. Sposata con un prete ortodosso, cinque figli naturali e diciotto adottati, è nata nel 1984 a Penza, a 700 chilometri da Mosca; dopo aver lavorato come insegnante di chitarra ha deciso di buttarsi in politica, dapprima a livello locale e poi a quello nazionale, entrando nel 2019 fra le fila del partito Russia Unita, quello di Vladimir Putin.

Maria Alekseyevna Lvova-Belova
Maria Alekseyevna Lvova-Belova

Lvova-Belova, che ha un rapporto molto stretto con il presidente russo Putin, è ritenuta dagli attivisti internazionali per i diritti umani "una delle figure più coinvolte nella deportazione e nell'adozione da parte della Russia dei bambini ucraini, così come nell'uso dei campi per ‘integrarli' nella società e nella cultura russe". Sul suo profilo Telegram, la donna ha documentato i suoi recenti e frequenti viaggi "umanitari" in Ucraina, per "scortare" di persona in Russia e aerei carichi di bambini, non perdendo l'occasione di illustrare via social il suo programma per aiutarli a farli integrare nelle nuove famiglie della Federazione.

A poche ore dalla sentenza della Corte dell'Aja Lvova-Belova ha commentato: "È fantastico che la comunità internazionale abbia apprezzato il lavoro per aiutare i bambini del nostro Paese, che non li lasciamo nelle zone di guerra, che li portiamo fuori, che creiamo buone condizioni per loro, che li circondiamo di persone premurose". Poi ha annunciato che proseguirà il suo lavoro.

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