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Speciale Europa e Parlamento Ue

Dopo la Conferenza sul futuro d’Europa il Parlamento Ue lavora per cambiare i trattati

Dopo la fine dell’evento che per più di un anno ha coinvolto i cittadini Ue per ripensare l’Unione, ora il Parlamento comunitario ha iniziato a discutere su come applicare le proposte.
A cura di Giacomo Andreoli
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La Conferenza sul futuro d'Europa non è terminata davvero con la cerimonia di chiusura dello scorso 9 maggio. Nel Parlamento europeo, infatti, è ora il tempo di discutere sui risultati ottenuti finora e partire con le proposte per la revisione dei trattati, a partire dal Trattato sull'Unione europea.

La commissione interparlamentare ha fatto oggi un primo punto su quanto hanno proposto i cittadini dell'Ue, con gli eurodeputati che si sono scambiati opinioni. La Conferenza sul futuro dell'Europa è stato un processo nuovo e innovativo che ha aperto uno spazio di dibattito con i cittadini per affrontare le sfide e le priorità dell'Unione, per rafforzare la legittimità democratica del progetto europeo e dare voce alle persone comuni per obiettivi e valori comuni da rinnovare. L'iniziativa è stata portata avanti in modo congiunto da Parlamento europeo, Consiglio europeo ed Unione europea, come partner insieme agli Stati membri dell'Ue.

La Conferenza plenaria ha adottato 325 proposte pratiche divise in 49 ambiti. Le proposte si basano su 178 raccomandazioni dei panel dei cittadini europei, contributi dei panel ed eventi nazionali, idee dall'evento europeo della gioventù e 43.734 contributi arrivati online. Il rapporto finale della Conferenza è stato consegnato ai presidenti delle istituzioni dell'Ue in occasione della Giornata dell'Europa, lo scorso 9 maggio a Strasburgo.

L'obiettivo delle proposte è arrivare a maggiore integrazione politica e più democrazia: questo significa dare più poteri al Parlamento europeo e più competenze di cui occuparsi alle istituzioni del Vecchio Continente, a discapito dei singoli Stati nazionali. Ma non solo: tra gli obiettivi principali c'è anche eliminare l'obbligo dell'unanimità per le decisioni del Consiglio europeo, a cui basterebbe una maggioranza qualificata per qualsiasi via libera.

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