Dopo il terremoto, in Nuova Zelanda il fondale marino si è sollevato di 2 metri
In seguito al forte terremoto del 13 novembre scorso in Nuova Zelanda il fondale marino si è sollevato di 2 metri. Lo ha detto all’Ansa Alberto Michelini, sismologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. L’esperto ha parlato di un dato non sorprendente considerata la dimensione dell'evento sismico. Il terremoto, le cui stime ora si fanno più accurate e dicono che la magnitudo è stata di 8.0-8.1, è stato molto forte e – ha spiegato Michelini – è avvenuto sulla faglia, lunga centinaia di chilometri, in corrispondenza della linea di costa. La rottura della faglia di “solito procede a una velocità di 2 chilometri al secondo. In questo caso è avvenuta in poco più di 2 minuti, da Sud verso Nord-Est”. Il sismologo di Ingv ha anche aggiunto che ciò che si vede ora, in certe parti della costa dell'Isola del Sud, “è un cambiamento della linea di costa e variazioni sul livello del mare fino a 2 metri”.
Il terremoto in Nuova Zelanda – In Nuova Zelanda la terra ha tremato una prima volta quando nel Paese era mezzanotte circa, poi tra le tantissime repliche una scossa di magnitudo 6.5 si è registrata alle 13.34 del giorno successivo. L’ipocentro della scossa più forte è stato a una profondità di circa 10 chilometri e il terremoto è stato avvertito anche a Wellington, che si trova a circa 200 chilometri di distanza dall’epicentro. A causa del sisma sono morte due persone e interi paesi sono rimasti isolati a causa di frane. Secondo Geonet, il sito neozelandese che monitora i fenomeni sismici, sono circa centomila le frane registrate finora che hanno causato la chiusura di diverse strade. Non potendo utilizzare le strade, i soccorritori stanno utilizzando soprattutto elicotteri, facendo la spola tra le varie città rimaste senza collegamenti, senza corrente elettrica e senza acqua potabile.