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Dopo gli attentati la Tunisia costruisce un muro al confine con la Libia

La decisione del governo tunisino per bloccare l’ingresso di addestratori jihadisti.
A cura di Antonio Palma
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Dopo i due sanguinosi attentati degli estremisti islamici nel Paese che hanno visto come obiettivi i turisti stranieri, la Tunisia cerca in qualche modo di correre ai ripari con misure di sicurezza straordinarie. Dopo aver rimosso i vertici della sicurezza locale, il governo tunisino infatti ora va oltre e sta addirittura mettendo a punto un progetto di costruzione di un muro difensivo al confine con la Libia. La struttura servirebbe a controllare meglio i confini attraverso i quali decine di estremisti islamici si sarebbero introdotti nel Paese per fomentare l'estremismo locale e addestrare terroristi in loco. Nel dettaglio il progetto prevede un muro lungo circa 168 chilometri con fossati e torrette di controllo, l'inizio dei lavori dovrebbe essere immediato mentre la conclusione è prevista entro la fine del 2015. “La Libia è diventato il primo problema e stiamo studiando anche di installare apparecchiature elettroniche lungo il confine nonostante la spesa”, ha dichiarato il primo ministro tunisino Habib Essid durante un’intervista alla tv di Stato.Del resto varie voci che si sono diffuse nel Paese nordafricano sostengono che l'attentatore di Sousse, Seifeddine Rezgui, sarebbe stato addestrato proprio dalla formazione libica Ansar Al Sharia.

Le preoccupazioni riguardo al flusso di terroristi dalla Tripolitania alla Tunisia però era nata già dopo l'attentato al museo del Bardo del 18 marzo, quando furono intensificati i controlli alla frontiera. Dopo l'attentato ai resort di Susa il governo dunque ha deciso di intensificare questa strategia dei controlli di confine. Essid del resto è certo che "i gruppi terroristici" stiano pianificando "un nuovo attentato a Tunisi". "L'obiettivo dei terroristi è colpire con forza l'economia nazionale ed è per questo motivo che lo Stato ha deciso di rispondere proclamando lo stato d'emergenza nazionale" che è entrato in vigore sabato scorso, ha sottolineato il premier.

In realtà fino ad oggi tutti i protagonisti degli attentati sono stati identificati come cittadini tunisini e la Tunisia è il Paese dal quale parte il maggior numero di foreign fighters per combattere sui vari fronti tra cui proprio la Libia. La chiusura delle frontiere comunque potrebbe avere anche lo scopo di fermare questo movimento verso l'esterno e bloccare gli estremisti locali con blitz delle forze dell'ordine a cui sono stati dati ampi poteri in materia di lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. “La guerra contro il terrorismo è responsabilità di tutti i tunisini – ha dichiarato il premier durante l’intervista, difendendo la decisione de Presidente di proclamare lo stato d’emergenza – il nostro dovere è il rispetto della Costituzione e lo stato d’emergenza mira a proteggere le istituzioni, ma agiremo conformemente alla legge”.

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