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Donne migranti sottoposte a molestie e violenze durante il viaggio verso l’Europa

Amnesty International ha incontrato in Germania e Norvegia quaranta donne rifugiate partite dalla Turchia. Tutte hanno raccontato di essere state minacciate, e molte hanno denunciato di aver subito violenza fisica, di essere state sfruttate economicamente, molestate o costrette ad avere rapporti sessuali coi trafficanti, con il personale di sicurezza o con altri rifugiati.
A cura di Claudia Torrisi
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Turchia, centinaia di migranti bloccati al confine con la Grecia

Essere un rifugiato in fuga verso l'Europa ed essere donna porta con sè un orrore doppio. Non bastano le condizioni al limite dell'umano, i rischi, le vessazioni e umiliazioni. Secondo un rapporto di Amnesty International, le migranti devo subire durante il loro viaggio molestie e minacce fisiche e sessuali. Il mese scorso la Ong ha incontrato in Germania e  Norvegia quaranta donne rifugiate, partite dalla Turchia, passate dalla Grecia e per la "rotta balcanica". Tutte hanno raccontato di essere state minacciate, e molte hanno denunciato di aver subito violenza fisica, di essere state sfruttate economicamente, molestate o costrette ad avere rapporti sessuali coi trafficanti, con il personale di sicurezza o con altri rifugiati. Una situazione che, per la maggior parte di loro, si è verificata in quasi tutti i paesi attraversati. Secondo i racconti raccolti da Amnesty, molte donne partite da sole o con i loro figli spesso finivano per dormire all'aperto o in spiaggia: nei centri di transito e nei campi dell'Ungheria, della Croazia e della Grecia venivano obbligate a dormire insieme a centinaia di uomini. Uomini con cui erano costrette a dividere le docce e i bagni. Talvolta senza porte e in mezzo a sguardi indiscreti. Per evitarli, alcune donne hanno raccontato di aver rinunciato a bere e mangiare. "Non ho mai avuto la possibilità di dormire al chiuso, avevo troppa paura che qualcuno mi toccasse. Le tende non erano separate e ho assistito a scene di violenza…Mi sentivo più sicura quando ci muovevamo, soprattutto sui pullman, solo lì sopra riuscivo a chiudere gli occhi e ad addormentarmi. Nei campi è facilissimo essere toccate, non si può denunciare e alla fine ognuna vuole evitare di creare problemi che blocchino il viaggio", ha raccontato Reem, una ragazza ventenne partita dalla Siria.

Le donne sole sono prese di mira dai trafficanti: "Quelle che non hanno i mezzi economici per pagare il viaggio vengono spesso costrette ad avere rapporti sessuali", si legge nel rapporto. Alcune donne hanno raccontato di aver ricevuto l'offerta di uno sconto o di un minor tempo di attesa per la partenza in cambio di sesso. "In un albergo della Turchia, un siriano al servizio dei trafficanti mi ha proposto di passare la notte con lui, così avrei pagato di meno o addirittura avrei viaggiato gratis. Ho rifiutato, era una cosa disgustosa", ha raccontato Hala, una donna di 23 anni di Aleppo. "Lo stesso – ha aggiunto – è capitato a tutte in Giordania. Una mia amica, fuggita anche lei dalla Siria, arrivata in Turchia ha finito i soldi. L'assistente del trafficante le ha proposto di fare sesso e l'avrebbe fatta imbarcare. Lei ovviamente ha rifiutato e non è partita. Ancora adesso si trova in Turchia".

Ma la sensazione di insicurezza e la violenza arrivano anche in Europa, in campi di transito in pessime condizioni, senza cibo nè cure per le donne incinte. Oltre dieci delle quaranta donne intervistate da Amnesty hanno denunciato di essere state toccate, palpate e molestate nei campi di transito europei. Talvolta gli autori erano rifugiati, molto spesso, invece, agenti di polizia di frontiera. Una ragazza irachena di 22 anni ha raccontato ad Amnesty che in Germania una guardia di sicurezza le ha offerto vestiti in cambio di "un po' di tempo sola con lui". Non solo molestie sessuali, ma anche pesanti vessazioni fisiche. Rania, diciannovenne siriana incinta ha raccontato che la polizia ungherese l'ha portata in un posto "pieno di gabbie e non passava aria. Eravamo come in cella. Ci siamo rimasti per due giorni. Ci davano due pasti al giorno. I gabinetti erano peggio degli altri, era come se volessero lasciarli in quelle condizioni per farci soffrire. Il secondo giorno la polizia ha picchiato una siriana di Aleppo, solo perché aveva pregato di lasciarla andare via. Sua sorella ha provato a difenderla, lei parla inglese. Ma le hanno detto che se non stava zitta avrebbero picchiato anche lei". In Grecia, secondo la testimonianza di Maryan, sedicenne siriana, "è arrivata la polizia che ha manganellato tutti quanti, anche in testa. Io sono state colpita su un braccio. Picchiavano anche i più piccoli. Ho avuto un capogiro e sono finita a terra, con le persone che mi cadevano sopra. Poi mi sono ripresa. Piangevo, non trovavo più mia madre. Poi hanno chiamato il mio nome e ci siamo ritrovate. Dopo, ho mostrato a un agente di polizia il braccio dove ero stata colpita e quello si è messo a ridere. Allora ho chiesto un dottore e hanno detto a me e a mia madre di andare via".

Per Tirana Hassan, direttrice per le risposte alle crisi di Amnesty International "dopo aver vissuto gli orrori della guerra in Siria e in Iraq, queste donne hanno rischiato di tutto per cercare sicurezza per sé e per i loro figli. Ma fin dall'inizio del viaggio, sono di nuovo andate incontro a violenza e sfruttamento, trovando ben poca assistenza e protezione". Il punto, per Hassan, è che "nessuno dovrebbe essere costretto a intraprendere questi viaggi pericolosi. Il modo migliore per evitare violenze e sfruttamento da parte dei trafficanti è che i governi europei assicurino percorsi legali e sicuri sin dall'inizio. Per coloro che non hanno altra scelta, è del tutto inaccettabile che il viaggio attraverso l'Europa procuri ulteriori umiliazioni, incertezza e insicurezza".

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