Dominique Pelicot non ricorrerà contro la condanna a 20 anni per gli stupri dell’ex moglie Gisèle
Dominique Pelicot, condannato a 20 anni di carcere per aver drogato, violentato e fatto violentare da decine di sconosciuti l'ex moglie Gisèle, non ricorrerà in appello contro la decisione dei giudici. Lo ha annunciato la sua avvocata ai media francesi.
"Dominique Pelicot ha deciso di non ricorrere in appello contro la sentenza del tribunale penale di Vaucluse", ha detto l'avvocata Beatrice Zavarro. La legale ha spiegato che, anziché "correre un rischio inutile in appello", visto che un nuovo processo potrebbe anche portare a una pena più pesante, ritiene più utile "preoccuparsi di Dominique Pelicot e del suo stato di salute, della sua età" e vuole, per quanto possibile, “cercare di ottenere dai tribunali una riduzione di pena” .
Il 72enne, protagonista del caso degli ‘stupri di Mazan', che ha sconvolto il Paese e riaperto il dibattito sulla legge che punisce la violenza sessuale, è stato condannato al massimo della pena per stupro aggravato. Per oltre 10 anni Pelicot ha sedato l'ex moglie Gisèle e l'ha fatta violentare da altri uomini reclutati online.
Oltre a lui il tribunale di Vaucluse, al termine di quasi quattro mesi di un processo simbolo della lotta contro la violenza sessuale sulle donne, ha giudicato colpevoli altri 51 uomini di età compresa tra 27 e 74 anni, la maggior parte processati per stupro aggravato nei confronti di Gisèle Pelicot. Le violenze sono avvenute tra il 2011 e il 2020.
Come riporta il quotidiano Le Monde, 17 imputati hanno presentato ricorso, ma altri potrebbero ancora farlo oggi, lunedì 30 dicembre, decimo e ultimo giorno possibile per fare appello. Gli avvocati di altri 15 hanno già chiarito all'Afp che i loro clienti hanno rinunciato a contestare la sentenza. La Procura non ha ancora fatto sapere se presenterà o meno ricorso.
Al prossimo processo, che dovrebbe tenersi entro i prossimi 12 mesi secondo quanto stabilisce la legge francese, ci sarà anche un giuria popolare, con il rischio, come già anticipato, che gli imputati si vedano infliggere pene maggiori rispetto alla sentenza di primo grado.
Intanto, Gisèle Pelicot, 72 anni, divenuta un'icona femminista per rinunciato all'anonimato e aver affrontato il processo chiedendo che si svolgesse a porte aperte, ha detto di “non aver paura” di un nuovo processo, come ha dichiarato la settimana scorsa uno dei suoi avvocati.