Distribuiva biglietti pacifisti nei negozi: condannata a 7 anni l’attivista russa Alexandra Skochilenko
Un tribunale russo ha condannato l’artista e attivista Aleksandra Skochilenko a sette anni di reclusione ai sensi dell’articolo 207.3 del codice penale sul "discredito delle forze armate". La donna era accusata di aver sostituito i cartellini dei prezzi delle merci in un supermercato di San Pietroburgo con messaggi sui crimini di guerra commessi dalle truppe russe a Mariupol, in Ucraina, pubblicando anche i nomi di alcune delle vittime del massacro al teatro di arte drammatica. "Putin ci mente dagli schermi televisivi da 20 anni: il risultato di queste bugie è la nostra disponibilità a giustificare la guerra e le morti insensate", si leggeva su uno dei cartellini dei prezzi modificati, che i giudici hanno dichiarato pericolosi per la società russa e persino la sicurezza dello Stato. “L’esercito russo ha bombardato una scuola d’arte drammatica a Mariupol. All’interno si nascondevano circa 400 persone", aveva scritto Aleksandra su un altro cartellino.
L'azione non violenta era stata commessa nel marzo del 2022 e circa un mese dopo, l'11 aprile, la polizia aveva fatto irruzione nell'abitazione di Aleksandra Skochilenko perquisendola da capo a fondo. L'attivista era quindi stata arrestata e interrogata fino alle 3 del mattino seguente. Il 13 aprile, il tribunale distrettuale di Vasileostrovsky l’aveva posta in custodia cautelare fino al 1° giugno 2022.
Aleksandra Skochilenko è stata accusata di “diffondere consapevolmente false informazioni sull’utilizzo delle forze armate russe e sull’esercizio dei loro poteri da parte degli organi di stato della Federazione russa" ai sensi dell’articolo 207.3, paragrafo 2, aggiunto di recente, del codice penale. Rischiava dai 5 ai 10 anni di carcere. La donna è nota nella comunità artistica: scrive canzoni, crea fumetti e cartoni animati, organizza concerti e jam session. Ha anche autrice del "Libro sulla depressione", volume che ha aiutato molte persone e ha contribuito a de-stigmatizzare le malattie mentali.
Amnesty International ha definito quello nei confronti di Aleksandra Skochilenko un "processo vergognoso" e ha così commentato la sentenza: "Questo verdetto clamorosamente ingiusto chiude una vicenda giudiziaria in cui gli unici crimini commessi sono quelli rimasti impuniti. Uno è contro la stessa Aleksandra Skochilenko che, dopo essere stata arbitrariamente privata della libertà e detenuta in condizioni equivalenti a tortura per 19 mesi, ora rischia di passare sette anni in una colonia penale. L’altro è l’aggressione russa contro la popolazione dell’Ucraina, che Aleksandra Skochilenko ha semplicemente cercato di denunciare".