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Disastro Siria, allarme Onu e Oms: 300mila bimbi intrappolati nelle città assediate

Le Nazioni Unite denunciano che in Siria ci sono ancora quindici aree sotto assedio dove vivono oltre 700.000 persone, tra cui almeno 300.000 bambini. Nonostante la tregua in corso, da mesi sono senza nessun tipo di aiuto umanitario.
A cura di Mirko Bellis
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Una famiglia siriana cerca di riscaldarsi nel campo di Jibreen, Aleppo. Foto: Unhcr/Hameed Maarouf
Una famiglia siriana cerca di riscaldarsi a Jibreen, Aleppo. Foto: Unhcr/Hameed Maarouf

"Non dobbiamo permettere che nel 2017 si ripetano in Siria le tragedie del 2016", si legge nel comunicato congiunto firmato dal Programma alimentare mondiale (Pam), dall'Unicef, dall'Organizzazione per la Sanità (Oms) e da Filippo Grandi, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. Le organizzazioni umanitarie dell'Onu lanciano un appello affinché sia garantito l’accesso immediato, incondizionato e sicuro per poter raggiungere i bambini e le famiglie che sono ancora tagliati fuori dagli aiuti umanitari nel Paese mediorientale. La dichiarazione è stata rilasciata nella cittadina svizzera di Davos, in vista del Foro Economico Mondiale che inizierà domani con la partecipazione dei principali leader politici ed economici del pianeta.

Bambini a rischio malnutrizione e malattie infettive

Al momento – secondo le agenzie Onu – circa cinque milioni di persone, vivono in aree estremamente difficili da raggiungere con l’assistenza umanitaria a causa degli scontri, dell'insicurezza e dell'accesso ristretto. Tra i siriani senza nessun tipo di aiuto ci sono due milioni di bambini e adolescenti, a rischio sempre maggiore di malnutrizione, disidratazione, malattie infettive e ferite. “Tragicamente – prosegue il comunicato – molti bambini hanno conosciuto solo la guerra nelle loro giovani vite”. Per questo, oltre al cibo e alle medicine, i bambini siriani hanno urgente bisogno di trattamento psicologico per superare i traumi della guerra.

La tregua non ha interrotto gli assedi

In tutta la Siria – l’allarme lanciato dall'Onu – le persone continuano a soffrire a causa della mancanza dei più fondamentali mezzi di sostentamento e per il continuo rischio di violenza. Dopo due settimane dall'inizio del cessate il fuoco mediato da Russia e Turchia il 30 dicembre scorso, la maggior parte delle aree assediate non ha ancora ricevuto alcun aiuto umanitario e le rigide temperature invernali rendono ancora più disperata la situazione dei siriani isolati dal resto del mondo. “Noi, e con ‘noi' intendiamo il mondo, non possiamo tacere mentre le parti in conflitto continuano a usare il diniego di cibo, acqua, medicinali e altre forme di aiuto come armi di guerra", aggiungono le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite. Nel 2016, solo il dieci per cento delle richieste di accesso alle aree assediate è stato autorizzato nonostante il diritto internazionale umanitario – come ricorda l’Onu – proibisca espressamente l’assedio dei civili come tattica di guerra.

Madaya e le altre città assediate

Se l’assedio della parte orientale di Aleppo è finito con la riconquista della città da parte dell’esercito siriano, esistono ancora altre aree completamente isolate, tra cui Madaya, Douma (alla periferia est di Damasco) e Deir-ez-Zor, capoluogo dell'omonima provincia nella parte orientale del Paese. Oltre all'assenza di cibo e medicine, le zone sotto assedio patiscono anche altri gravi disagi, come la totale mancanza di elettricità o l’accesso all'istruzione. Save the Children ha denunciato che, nonostante la tregua, nemmeno a malati e feriti viene permesso abbandonare le città assediate. A Malaya – dove l’esercito fedele a Bashar al Assad e le milizie libanesi di Hezbollah impediscono l’arrivo di cibo, medicinali ed altri generi di prima necessità – ad un ragazzo di 10 anni rimasto gravemente ferito da un bombardamento più di un mese fa è stato impedito di lasciare la città. I genitori – secondo la Ong – temono che, senza le adeguate cure mediche, il ragazzo possa perdere la vista.  Solo Moadamiya – una città di quasi 45mila abitanti alla periferia di Damasco assediata dalle truppe di Assad – ha ricevuto aiuti umanitari il 7 gennaio, dopo oltre due mesi di totale isolamento.

Senza riscaldamento e con la paura dei cecchini

I residenti a Madaya patiscono il freddo a causa dell’assenza di combustibile per il riscaldamento e della presenza di cecchini che impediscono di raccogliere legna da ardere. "La situazione è veramente brutta”, ha detto a Save the Children un insegnante di Madaya. “Siamo stanchi ed esausti, temiamo sempre di essere colpiti dalle bombe o di essere uccisi dai cecchini. Siamo esausti e stiamo gelando per il freddo”, ha concluso. Anche Save the Children esorta le parti in conflitto a consentire l’accesso immediato dei convogli con gli aiuti umanitari alle zone assediate. "Gli orrori dell'assedio dei distretti est di Aleppo è scomparso dalla consapevolezza pubblica – concludono le organizzazioni dell'Onu ­– ma non dobbiamo far sì che i bisogni e il futuro della popolazione siriana escano dalla coscienza del mondo".

Tra i profughi che hanno abbandonato la Siria per cercare scampo in altri Paesi del Medio Oriente quasi metà (47,6%) sono bambini e adolescenti sotto i 18 anni.

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