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Non ha le mani, litiga col padre e lo accoltella con delle forbici tenute coi piedi

Rory O’Connor, 23enne disabile di Cardiff, ha colpito il padre allo stomaco a seguito di una lite. Il genitore era “preoccupato” proprio per quell’arma che il figlio sosteneva di portare con sé per “protezione personale”. L’uomo lo ha però perdonato: “Quel che è successo mi ha dato una visione più ampia delle difficoltà che mio figlio sta vivendo”. Il giovane non andrà in carcere.
A cura di Biagio Chiariello
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Un atleta disabile senza braccia che ha ferito il padre con un paio di forbici tenute tra le dita dei piedi è stato risparmiato dal carcere. Rory O'Connor, 23 anni, ha aggredito il genitore colpendolo allo stomaco nella loro casa di Cardiff. Il tribunale ha descritto O'Connor come un "giovane straordinario" che ha imparato a usare i piedi per le attività quotidiane dopo essere nato senza braccia. Ma l’atleta – che ha esperienze anche in squadre di calcio e di nuoto per disabili a livello internazionali – ha iniziato a portare l’erma per la propria protezione dopo essere stato minacciato nel recente passato. Suo padre è stato sottoposto ad un intervento chirurgico "importante" dopo essere stato ferito dal figlio. Tuttavia l’uomo ha detto al giudice che la sua “preoccupazione principale” era il “benessere di suo figlio”, e ha sottolineato che l’aggressione non gli avrebbe impedito di sostenere il figlio disabile.

La Corte ha evidenziato che i genitori di Rory erano "preoccupati e frustrati" per il fatto che portava l'arma. Proprio per questo motivo è esplosa una lite con il padre. Il procuratore Matthew Roberts ha detto che il padre ha prelevato “un lungo tubo” da un aspirapolvere e ha spinto il figlio al petto. O'Connor avrebbe risposto ferendo il padre all'addome con la lama della forbice. Il 23enne di Whitchurch, Cardiff, ha ammesso di averlo colpito, sostenendo che le sue azioni erano state “imprudenti piuttosto che intenzionali”. Il padre ha definito il gesto "deplorevole", ma ha sostenuto che l’azione gli ha dato “una visione più ampia delle difficoltà che mio figlio sta vivendo” e aggiunto che il sostegno nei confronti del ragazzo "è incondizionato". Il giudice Phillip Harris-Jenkins, “tenendo conto di tutto ciò che ho letto e sentito sull'imputato – e sul fatto che era stato in custodia cautelare da novembre”, l’ha condannato ad un ordine di 12 mesi in comunità con 100 ore di lavoro non retribuito e un corso di riabilitazione.

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