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Dieci deputati francesi chiedono l’abolizione dei privilegi parlamentari

Dieci deputati di destra e di sinistra hanno lanciato una sfida al Parlamento francese: vogliono l’abolizione dei loro privilegi. C’è bisogno di un cambiamento forte per riavvicinarsi agli elettori e garantire l’uguaglianza.
A cura di Laura Murino
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Dieci deputati francesi appartenenti sia all'ala destra che all'ala sinistra del parlamento, hanno dato il via a un dibattito che probabilmente farà molto discutere: l’abolizione dei privilegi dei parlamentari francesi. Alcuni dei privilegi presi di mira da questi nuovi paladini dell’eguaglianza sono le pensioni, l’indennità, i conflitti d’interesse e vari benefici. I dieci deputati hanno scelto come tribuna della propria lotta Le Nouvel Observateur dal quale hanno lanciato il loro appello: “Abbiate il coraggio di rinnovare l’Assemblea!”. Questa proposta arriva proprio quando il parlamento francese sta discutendo una legge sulla moralizzazione della vita politica, una necessità che si è imposta per il calo della fiducia dei cittadini verso gli organi governativi. Da un sondaggio condotto da Cahuzac, infatti, emerge che il 77% dei francesi pensano che i funzionari eletti da loro siano “disonesti”.

Oliver Faure, deputato PS di Seine-et-Marne, ha dichiarato “Il nostro patrimonio è sottoposto a un controllo, i cittadini possono vederlo, ma nulla può essere pubblicato. Eppure l’opacità può creare fantasmi quando la trasparenza permette lottare contro il populismo”. Il deputato spiega che i cittadini dovrebbero avere la possibilità di vedere se e in che modo un deputato si sia arricchito durante il mandato.

Bruno Le Maire spiega che i funzionari devono dimettersi dal loro ruolo precedente nel momento in cui diventano parlamentari, visto che il 38% dei deputati coprivano funzioni pubbliche e non è rappresentativo della conformazione sociale della Francia. Perché solo i funzionari? Perché devono per primi dare il buon esempio. “Inoltre, un alto funzionario è garante dell’indipendenza dello Stato, oppure impegnarsi in politica significa avere degli obblighi di parte”.

La deputata Barbara Pompili del MP EELV spiega di come si dovrebbe pensare a un sistema per cui chi ha dovuto lasciare il proprio lavoro per entrare in parlamento possa riaverlo una volta terminato il mandato. Soprattutto i dipendenti tra i 40 e i 50 anni, che hanno dovuto lasciare il lavoro per adempiere ai doveri pubblici, si trovano in particolare difficoltà perché spesso non riescono a riavere il proprio lavoro o ad ottenerne altri se non attraverso conoscenze o un sistema clientelare.

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