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Dieci anni dopo lo tsunami che ha cambiato il mondo

L’onda anomala del 26 dicembre 2004 spazzò via migliaia di villaggi travolgendo circa 400mila persone. Un evento epocale da cui prende avvio l’utilizzo del web come strumento di socializzazione globale. La necessità di scambiare informazioni e contenuti, da iniziale risposta ad una drammatica e ingestibile emergenza civile e sanitaria, è diventata la più potente arma di penetrazione del web 2.0 nella vita reale.
A cura di Marcello Ravveduto
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Il film “The impossible” è tratto dalla storia realmente vissuta da Tomás e María Belón, due coniugi spagnoli sopravvissuti allo tsunami del 26 dicembre 2004, generato da un terremoto a largo di Sumatra, che ha devastato le coste della Thailandia e ha colpito violentemente Indonesia, India, Sri Lanka e molti paesi del sud-est asiatico.

Nel film di Juan Antonio Bayona, Tomàs e Marìa diventano Henry e Maria, due coniugi britannici residenti in Giappone. Il giorno successivo al Natale, la famiglia (marito, moglie e tre figli: Lucas, il figlio maggiore, Thomas, il secondogenito e Simon, il più piccolo), che sta trascorrendo le vacanze natalizie in un resort thailandese, è tragicamente coinvolta e sconvolta dal muro d’acqua che inonda la costa.

Henry viene sommerso insieme ai due figli più piccoli. Lucas e Maria, invece, vengono trascinati via ma si salvano. La donna, tuttavia, riporta ferite gravi al torace e alla gamba. Tornati a galla riparano su un albero e ricevono i primi soccorsi dagli abitanti del posto sopravvissuti. Giunti all'ospedale più vicino, Maria è trattenuta per le degenerate condizioni fisiche. Lucas, intanto, è invitato dalla madre ad aiutare altri pazienti in difficoltà. Al suo ritorno non troverà Maria nel suo letto e teme il peggio, ma una dottoressa lo rincuora ammettendo che, a causa di un errore nella cartella clinica, la madre era stata scambiata per un'altra paziente deceduta. Maria è viva ed è stata operata.

Si scopre poi che Henry e gli altri due bambini sono salvi, ma la stanza del resort in cui sono rifugiati è in pessime condizioni. Il padre, allora, manda i figli al sicuro sulle montagne insieme ad un gruppo di turisti sopravvissuti, per mettersi da solo alla ricerca della moglie e del primogenito. Henry si reca in tutti gli ospedali e, quando sta per disperare riesce a trovare, con una serie di coincidenze temporali ammissibili solo all’interno di un’opera cinematografica a lieto fine, Maria e Lucas e contemporaneamente a ricongiungersi con gli altri due figli. Tuttavia, la salute di Maria peggiora e deve essere operata d’urgenza alla gamba, oltre l’intervento già avuto al torace. L'operazione riesce con successo e, dopo tutte le peripezie affrontate, la famiglia può finalmente rintrare a casa.

La realizzazione del film, al di là dell’emozione scatenata dal racconto, è indicativa non solo come fissazione nella memoria di un lutto globalizzato ma anche, e forse soprattutto, come rappresentazione di un evento periodizzante: lo tsunami ha determinato un cambiamento strutturale nella diffusione delle informazioni potenziando e lanciando i new media quali organizzatori di un immaginario collettivo virtuale dentro cui prende forma e sostanza la narrazione della realtà.

Già l’11 settembre 2001 aveva rappresentato uno spartiacque mediatico: per la prima volta i cittadini si riversarono sulle versioni digitali dei media per cercare informazioni ma i server non riuscirono ad accogliere la mole di collegamenti e “crasharono”; un “epic crash” che segnerà il futuro della rete e condurrà alla definizione di Tim O’ Reilly di Web 2.0 .

Ma il vero evento centrale, che ha comportato il massiccio trasferimento dell’audience all’analogico al digitale, è proprio il racconto dello tsunami con il suo terribile bilancio di oltre 400 mila morti stimati.

La presenza di turisti occidentali tra le vittime e le difficoltà di identificazione degli stessi (proprio come si vede nel film), mettono in evidenza il superamento della televisione a favore della rete. Nelle ore successive al maremoto la lista dei dispersi, dei feriti e dei morti continua ad allungarsi ma né le TV, né le Ambasciate riescono a raccapezzarsi. Il solo modo per dare risposte ai tanti familiari in attesa, che ingolfano i centralini, è pubblicare on-line i nomi delle persone, divise per distretti, giunte in ospedale aggiornando, così, l’elenco dei dispersi e lo stato delle condizioni di salute. Un processo di intelligenza collettiva che permette, ai più, di ritrovare i propri cari o disperarsi per la loro perdita. Una massa di informazioni e dati che mai avrebbe potuto essere veicolata dai mezzi tradizionali, né gestita da un ente statale centralizzato.

E come sempre accade al cambiamento del modello di fruizione è corrisposto anche una rivoluzione economica: negli Stati Uniti gli investimenti pubblicitari verso gli old media sono passati dagli 8.7 miliardi di dollari del 2000 ai 723 milioni di dollari del 2010. Un -92% che testimonia l’avvenuto mutamento strutturale del mercato editoriale dato che, nello stesso periodo, gli investimenti pubblicitari sul web sono cresciuti del 528%.

Lo tsunami ha travolto fisicamente il sudest asiatico, ma economicamente ha sommerso il mondo della carta stampata. Non si creda, tuttavia, che il cambiamento sia solo legato ad una nuova fase tecnologica. Ciò che veramente indica il punto di passaggio è l’esponenziale aumento della partecipazione degli utenti. Quando il numero di internauti, a seguito della sempre maggiore richiesta di informazioni, ha superato la “massa critica”, per funzionare e autosostenersi, il web è di fatto diventato una rete sociale.

Gli scambi relazionali sono divenuti, in molti casi, più importanti dei contenuti, così gli aspetti sociali hanno di gran lunga surclassato il peso degli aspetti tecnologici che ora rimangono sullo sfondo, messi in secondo piano. Tale spostamento è stato certo facilitato da alcuni sviluppi del digitale, ma non è stata la tecnologia a creare il web sociale, sono state le persone. Queste implementazioni hanno permesso di accogliere e di dare forma alla socialità virtuale già latente, ma non troppo, fin dalla nascita del web; in altre parole i software “sociali” hanno consentito di “supportare, estendere o derivare valore dal comportamento sociale degli esseri umani”.

Il processo peraltro non riguarda solo il web ma anche gli altri media che da tempo chiedono agli spettatori una partecipazione attiva, a cominciare dal televoto, che in diverse trasmissioni televisive affianca ormai la valutazione degli esperti, fino ad arrivare all’attuale offerta a “libreria” in cui ogni utente sceglie il proprio palinsesto.

Quando Tomás e María si ritrovarono non avrebbero mai pensato che sarebbero stati i messaggeri di una nuova era.

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