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Diciotti, il Vaticano punta a diventare lo Stato che accoglie il maggior numero di migranti: la trattativa con la Cei

La Cei ha offerto ospitalità e accoglienza a circa 100 dei migranti sbarcati dalla nave Diciotti al porto di Catania. Secondo Repubblica, “la Chiesa, che ha avviato trattative con Francia e Spagna, punta a diventare lo stato sovrano con il maggiore numero di rifugiati accolti rispetto alla popolazione”.
A cura di Charlotte Matteini
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Dopo giorni in balia del blocco allo sbarco voluto dal ministro dell'Interno Matteo Salvini, alla fine i migranti della Diciotti sono scesi dalla nave grazie all'offerta di accoglienza pervenuta da Albania, Irlanda e dalla Chiesa italiana. La Cei ha deciso di offrire riparo a un centinaio di migranti mediante la modalità del non contributo statale (dunque non a carico delle casse italiane) e ha deciso, insieme alla Chiesa italiana, di farsi carico dell'ospitalità della maggior parte dei richiedenti asilo salvati dalla Diciotti. Al momento sembra che i migranti verranno ospitati a Rocca di Papa, ma secondo Repubblica "la Chiesa, che ha avviato trattative con Francia e Spagna, punta a diventare lo stato sovrano con il maggiore numero di rifugiati accolti rispetto alla popolazione": "Il Vaticano era pronto anche ad allestire un campo profughi. Nel suo territorio, a Santa Maria di Galeria, pochi chilometri da Roma, dove ci sono le antenne radio dismesse di Radio Vaticana. Poi, in una riunione convocata d'urgenza venerdì nella Santa Sede si è deciso che la collocazione degli immigrati della Diciotti sarebbe toccata alla Conferenza episcopale italiana, cioè ai vescovi e alle strutture delle diocesi sul territorio italiano", scrive Goffredo De Marchis.

Alla giornalista Stefania Falasca di Avvenire, Papa Francesco ha dichiarato: "Non è vero che ci ho messo lo zampino, non sono il diavolo. Della trattativa con il ministro dell'interno se ne è occupato don Aldo, un bravo prete che lavora alla liberazione delle prostitute. E il cardinale Bassetti che era qui guidava al telefono e uno dei sottosegretari della Cei, padre Maffeis trattava al telefono. Un numero li hanno presi l'Albania, l'Irlanda e mi sembra anche il Montenegro. Gli altri li ha presi la Cei, non so se sotto l'ombrello del Vaticano. Vanno a Mondo Migliore, a Rocca di Papa lì cominceranno a studiare l'italiano. È importante per integrarsi conoscere la lingua. Vi dico un'esperienza gratificante che ho fatto nella visita all'Università Roma Tre: tra quelli che facevano le domande c'era una ragazza e mi sono detto: ‘questa faccia la conosco. Era una dei 13 rifugiati che avevo portato da Lesbo. Sant'Egidio l'ha spinta a studiare ed era lì".

Sull'aereo che lo riportava a Roma, il Papa non ha espresso condanne sulla vicenda di Nave Diciotti, ma ha preferito lodare don Aldo Bonaiuto della "Papa Giovanni", il presidente dei vescovi italiani, cardinale Gualtiero Bassetti, e il sottosegretario e portavoce della Cei, don Ivan Maffeis, che hanno risolto il difficile caso, sottolineano inoltre: "La virtù della prudenza del governante che deve riflettere sul numero e sulla possibilità dell'accoglienza. Se non puoi integrae è meglio di no. E questo è il tema su cui discute l'Unione Europea. E si deve continuare a discutere".

Secondo Francesco, "il tema dell'accoglienza dei migranti è antico come la Bibbia: accogliere lo straniero è nello spirito della Rivelazione e del Cristianesimo. Su questo ho parlato tante volte. Poi ho visto che dovevo esplicitare un aspetto: accogliere non è un accogliere alla ‘bell'e megliò, ma un accogliere ragionevole. Me ne sono accorto quando c'è stato l'attentato in Belgio: i terroristi erano belgi ma figli di migranti che erano stati ghettizzati. Non erano stati integrati. Per questo ho sottolineato che bisogna accogliere quanti se ne possono integrare. La Franca ha fatto menzione di questo: in Svezia ho parlato dell'integrazione. Durante dittatura in Argentina, dal 1976 al 1983, tanti sono fuggiti in Svezia. E altri sono arrivati dall'Uruguay. Il governo svedese li prendeva. All'aeroporto mi ha salutato una ministra figlia di una donna svedese e di un migrante africano. Ma in quel momento cominciava una difficoltà, non perchè non avevano più la buona volontà ma perchè non avevano la possibilità di una ulteriore integrazione". 

La Cei ha risolto il caso Diciotti con "una soluzione concordata con il ministero dell’Interno per sbloccare una situazione dolorosa e insostenibile, per mettere fine a una vicenda dolorosa, sotto gli occhi di tutti da troppo tempo: si è preferito considerare una priorità le condizioni di salute dei profughi a bordo della Diciotti”, ha spiegato don Ivan Maffeis, responsabile della comunicazione della Cei. "La situazione era diventata insostenibile: il governo ha usato queste persone per forzare l'Europa a una risposta, ma la risposta si è rivelata alquanto parziale e debole, a parte la disponibilità concreta, esterna alla Ue, di Albania e Irlanda. Sappiamo che non si può far politica sulla pelle dei poveri, quindi il rischio di strumentalizzare i poveri, anche dove giustamente si chiede una risposta corale e condivisa, rimane veramente alto".

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