Diana, la serial killer che vendica le donne stuprate e uccise in Messico
“Io stessa e altre donne abbiamo sofferto in silenzio, ma ora non posso più rimanere inerte”: a scriverlo in una mail inviata ai media messicani è quella che si fa chiamare “Diana la cacciatrice”. Si tratta di una persona che ha rivendicato l’uccisione di due autisti di bus a Ciudad Juarez, città del Messico capitale di femminicidi. Una città teatro di centinaia di delitti e sparizioni che hanno coinvolto donne, madri di famiglia e adolescenti. Le operaie che lavorano nelle fabbriche delle industrie manifatturiere della città messicana devono attraversare vie isolate per raggiungere gli stabilimenti e spesso sono vittime di stupri e assassini. In molti casi a essere accusati di tali delitti sono gli autisti degli autobus.
Due autisti di bus freddati da una donna – La “serial killer” Diana ha sostenuto di essere rimasta vittima di uno stupro proprio da parte di un autista, un episodio che avrebbe scatenato in lei la voglia di vendicare le donne vittime di violenza. “Se non ci rispettano, ci faremo rispettare da sole”, ha fatto sapere. E, infatti, la scorsa settimana vi sono stati due omicidi in Messico. Due autisti di autobus sono stati uccisi: il primo, il 28 agosto, è stato freddato alle 7.45 del mattino con un colpo alla testa da distanza ravvicinata. L’assassina era una donna bionda sulla cinquantina. Il giorno dopo vi è stato il secondo, del tutto simile al primo, omicidio. Questa volta la serial killer avrebbe anche chiesto all’autista, prima di sparare: “Ti credi così cattivo?”. Poi ha sparato, ha ucciso l'uomo, e si è allontanata.