Detenuto muore in prigione, la sua cella è diventata un forno: “La sua temperatura era di 42°”
I familiari di un detenuto hanno intentato una causa federale contro i funzionari penitenziari dell'Alabama: l'uomo sarebbe stato "cotto in forno" in una cella di prigione fortemente surriscaldata due inverni fa.
Thomas Lee Rutledge è morto di ipertermia il 7 dicembre 2020 presso il William E. Donaldson Correctional Facility di Bessemer. Rutledge aveva una temperatura interna di 109 gradi quando è stato trovato privo di sensi nella sua cella, secondo la causa intentata da sua sorella nei confronti del personale della prigione, i secondi e i collaboratori esterni.
Rutledge "è stato letteralmente cotto a morte nella sua cella dall'eccessivo calore generato dal sistema di riscaldamento della prigione", secondo una denuncia presentata il 30 novembre. Il personale della prigione "era a conoscenza dei problemi con il sistema di riscaldamento nell'unità di salute mentale prima della sua morte" si legge nei documenti presenti dai familiari della vittima.
Quel giorno le temperature massime all'aperto erano di circa 4 gradi e minime di -1 grado.
"Era ospitato nel reparto di salute mentale, dove i detenuti erano confinati nelle loro celle 24 ore su 24. La sua morte è stata il risultato diretto della deliberata indifferenza o malizia dei funzionari della prigione, degli ufficiali penitenziari e del personale addetto alla manutenzione di Donaldson e della negligenza e/o imprudenza delle società appaltatrici", si legge nella causa.
Nei documenti si legge ancora che un investigatore che era in corsia quella sera dopo la morte di Rutledge in un interrogatorio registrato ha affermato che quando ha aperto una porta del reparto per parlare con un altro detenuto, faceva "più caldo di tre inferni" e si sentiva come "quando apri il forno per tirare fuori qualcosa".