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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Decisione Aja su Gaza brutto colpo per Israele, nessuno può più voltarsi dall’altra parte”

L’intervista di Fanpage.it a Micaela Frulli, docente di Diritto Internazionale all’Università di Firenze, dopo la sentenza della Corte internazionale di giustizia sull’accusa di genocidio a Israele: “Adesso, nessuno può più girarsi dall’altra parte. Gli Stati terzi, anche gli alleati di Israele, aumenteranno le loro pressioni per fermare la guerra. E lo Stato ebraico potrebbe finire davanti al Consiglio di sicurezza, se non ottempererà agli ordini dell’Aja”.
Intervista a Micaela Frulli
docente di Diritto Internazionale all’Università di Firenze.
A cura di Riccardo Amati
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"È arrivata a un passo dall’ordinare esplicitamente la cessazione delle ostilità. Praticamente lo ha parafrasato, quell’ordine. Che sotto traccia c’è”. Secondo Micaela Frulli, la decisione della Corte internazionale di giustizia è “storica” ed è un brutto colpo per Israele, che presentandosi alle udienze si è praticamente messo in una trappola e difficilmente potrà sorvolare su quanto deciso, come ha fatto altre volte di fronte al diritto internazionale. E l’ordinanza dell’Aja, se tecnicamente riguarda solo lo Stato ebraico e il Sudafrica che lo accusa, deve “mettere sull'attenti” anche gli Stati terzi parte della Convenzione sul genocidio. Perché dichiara “plausibile” il rischio genocidario nella Striscia. E l’obbligo di evitarlo riguarda tutti i contraenti. Compresa l’Italia e, soprattutto, compresi i Paesi che a Israele forniscono armi. Come gli Stati Uniti.

La professoressa Frulli insegna Diritto Internazionale all’Università di Firenze. È stata allieva del luminare del diritto internazionale penale e del diritto umanitario Antonio Cassese.  Fanpage.it l'ha raggiunta telefonicamente a Vienna dove si trova per una conferenza. Ha appena finito di seguire in diretta l’udienza.

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Perché la Corte non è andata oltre, chiedendo ai soldati di Netanyahu di smettere di sparare? Ha detto di smetterla “di uccidere”. Non poteva esprimersi più chiaramente per uno stop alla guerra?

Tecnicamente, il motivo è che la Corte deve basarsi sulla disputa tra Israele e Sudafrica. Hamas è parte della guerra in atto ma non parte di questa disputa giuridica. Non poteva dire anche a Hamas di fermarsi. Probabilmente c’è anche stata la volontà di prendere decisioni con meno voti contrari possibile. Infatti sono stati molto pochi i ‘no’. E questo comporta qualche compromesso. Ma tra le righe, l’ordine di una cessazione delle attività militari c’è. Sia perché tutte le altre misure cautelari richieste dal Sudafrica sono state ordinate, sia perché nei punti che specificano come si debba evitare il genocidio si parla di ‘non uccidere’, tra le altre cose. Sotto traccia, si può leggere che la direzione in cui si deve andare è proprio quella di una cessazione delle attività militari. Anche se l’ordine non è esplicito. Trovo estremamente significativo che si sia accertata la plausibilità del genocidio. C'è un rischio genocidario. E il rischio è imminente, è stato detto. Citando le cifre dei civili uccisi e gli spostamenti forzati della popolazione”.

Ma la Corte non poteva ordinare a Israele di cessare le ostilità a meno che Hamas non lo attaccasse? Hamas aveva fatto sapere che avrebbe rispettato le decisioni dell'Aja. Forse sarebbe stata la strada per la pace…

“A parte che quel comunicato è arrivato troppo tardi, la Corte aveva le mani legate perché Hamas non è considerata certo affidabile, per quanto riguarda promesse e attenzione al diritto internazionale. E poi decisioni del genere avrebbero esulato dalla sua giurisdizione. La controversia è sul genocidio. Non sulla guerra”.

Netanyahu ha subito commentato dicendo che la Corte ha riconosciuto il diritto di Israele all’autodifesa.

“Non è proprio così. Non si è espressa in merito. Anzi, ha chiesto a Israele un rapporto tra un mese, su come stia prevenendo il genocidio applicando le misure ordinate. Poi, il governo israeliano può rigirare il discorso. Può dire che siccome sull’ordinanza non c’è scritto di cessare le operazioni militari, allora queste sono legittime. Ma non è assolutamente così. La Corte non lo ha detto. Ha solo chiarito che ci sono alcune cose su cui può pronunciarsi e altre che vanno al di là di questa controversia. Ed è anche giusto che esista questa imparzialità”.

Il premier israeliano ha anche detto che la decisione della Corte di voler discutere e giudicare l’accusa di genocidio contro Israele è “una vergogna di cui ci si ricorderà per generazioni”.

“Questa sentenza è davvero storica e certo verrà ricordata. Ma per motivi opposti a quelli che dice Netanyahu. È la prima volta che Israele è davvero messo davanti all’obbligo di rispettare alcuni principi del diritto internazionale. Si tratta dell’ordinanza vincolante del massimo tribunale che dirime le controverse tra stati. E che sta dicendo a uno Stato che plausibilmente sta violando la Convenzione sul genocidio. Non è una raccomandazione dell’Assemblea generale dell’Onu o una risoluzione del Consiglio di sicurezza, che sono comunque eventi politici. Qui ha parlato la Corte internazionale di giustizia. Un segnale così forte Israele non l'ha mai avuto”.

E che farà Israele? Netanyahu pochi giorni fa aveva detto: “Nessuno ci fermerà, né l’Aja né l’asse del male”.

“È incredibile che Netanyahu abbia messo sullo stesso piano la Corte e Hamas. A parte questo, sembra proprio che il governo voglia fare come se niente fosse successo. Ma qualcosa è successo, eccome. E avrà conseguenze. Gli Stati terzi, anche gli alleati di Israele, aumenteranno le loro pressioni per fermare la guerra. E lo Stato ebraico potrebbe finire davanti al Consiglio di sicurezza, se non ottempererà agli ordini dell’Aja”.

Ma al Consiglio di sicurezza gli Stati Uniti non votano mai contro Israele, e hanno il veto…

“Stavolta non so come andrebbe a finire. Se non altro perché Biden ha già perso anche troppi elettori musulmani e arabi, in America. E a novembre ci sono le elezioni”.

E c’è da vedere anche quale sarà la reazione della società civile israeliana, a questa ordinanza della Corte.

“Un impatto c’è già stato. Qualcosa si sta muovendo. Recenti decisioni giuridiche hanno dato ragione a istanze palestinesi. Lo stesso Procuratore generale dello Stato ha invitato a frenare gli incitamenti all’odio. Io penso che siamo a un momento di svolta. C’è sempre maggiore resistenza interna a Netanyahu”.

Le reazioni palestinesi: “Nessuno stato è al di sopra della legge", ha detto soddisfatto il ministro degli Esteri di Ramallah all’Aja. Hamas dal canto suo vuole “costringere gli occupanti a implementare la decisione della Corte”. E appena la giudice ha finito di parlare hanno suonato le sirene d’allarme aereo a Sderot, vicino alla striscia di Gaza. Non sembrano proprio venti di pace.

“Spero che Hamas prenda la palla al balzo. In fondo si trova in un vicolo cieco. Migliaia di palestinesi continuano a morire e non ci sono soluzioni in vista. Chi lavora dietro le quinte per trovare accordi per il cessate il fuoco e il ritorno o lo scambio dei prigionieri potrebbe ora avere in mano qualche carta importante in più”.

Prima accennava agli Stati terzi che non sono coinvolti direttamente dal procedimento in corso all’Aja ma fanno parte della convenzione sul Genocidio. Che effetto può avere su di essi l’ordinanza appena decisa dalla Corte?

“L’ordinanza deve mettere sugli attenti anche gli altri contraenti della Convenzione. La Corte ha rilevato che c'è una plausibilità di rischio genocidario. Quindi, almeno in teoria, devono fare pressione su Israele, perché rispetti le misure cautelari. Altrimenti potrebbero essere a loro volta accusati di complicità o di mancata prevenzione. Gli obblighi presi contro il genocidio valgono erga omnes. Tecnicamente, l'ordinanza vincola solo Israele, però è chiaro che è un messaggio indiretto anche agli altri stati della Convenzione. Se la Corte internazionale stabilisce che c’è plausibilità di un genocidio a Gaza, è forse lecito fornire armi a Israele? Soprattutto, adesso, nessuno può più girarsi dall’altra parte”.

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