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Decine di cadaveri con le mani legate scoperti nel fiume tra Tigray e Sudan: fuggivano dalla guerra

Almeno una cinquantina di corpi sono stati scoperti mentre galleggiavano nel fiume Setit tra Tigray e Sudan. Come hanno riferito testimoni, molti presentavano ferite da arma da fuoco, altri avevano le mani legate. Si tratterebbe di persone in fuga dal Tigray, regione dell’Etiopia settentrionale al confine con l’Eritrea, dove da mesi è in corso un conflitto che finora ha provocato migliaia di morti e la più grave crisi umanitaria dell’ultimo decennio.
A cura di Ida Artiaco
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Almeno una cinquantina di corpi sono stati trovati nel fiume Setit che scorre tra Tigray e Sudan, in Africa. La conferma è arrivata da un funzionario sudanese, che cita fonti ufficiali delle autorità locali della provincia di Kassala. Si tratterebbe con ogni probabilità di persone in fuga dalla guerra civile in corso proprio nel Tigray, regione dell'Etiopia dove da otto mesi va in scena il conflitto che ha causato finora un numero imprecisato di morti, ma sicuramente decine di migliaia, 1,7 milioni di sfollati e una situazione tanto drammatica da far lanciare l'allarme carestia dalle Nazioni Unite per almeno 350mila persone. Alcuni cadaveri presentano ferite da arma da fuoco, altri hanno le mani legate. Come ha riferito all'Associated Press il funzionario sudanese, che ha preferito mantenere l'anonimato, sarà necessaria un'indagine forense per determinare le cause della morte.

Ferite al petto e colpi d'ascia sul viso: il ritrovamento dei corpi

Il fiume Setit scorre attraverso alcune delle aree più problematiche del conflitto nel Tigray. Tewodros Tefera, un chirurgo fuggito dalla città tigrina di Humera, vicina al Sudan, ha raccontato all'AP che due dei corpi sono stati trovati lunedì, uno di un uomo con le mani legate e l'altro di una donna con una ferita al petto. Altri rifugiati hanno seppellito almeno altri 10 corpi. Un altro medico che lavorava ad Hamdayet e che ha visto le salme ha detto sempre all'agenzia di stampa che alcuni dei cadaveri avevano segni facciali che indicavano che erano di etnia tigrina. "Quello che ho visto è di una barbarie incredibile", ha detto, aggiungendo che "alcuni erano stati colpiti da un'ascia". Intanto, ieri un account Twitter creato dal governo etiope ha definito la notizia dei corpi galleggianti nel fiume una falsa campagna di propaganda tra le forze del Tigray.

Cosa sta succedendo nel Tigray

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Lo scorso novembre sono scoppiati scontri nel Tigray, regione dell'Etiopia settentrionale al confine con l’Eritrea, tra le forze federali etiopi e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF). Il primo ministro etiope Abiy Ahmed, vincitore del premio Nobel per la pace nel 2019, ha affermato che il trasferimento delle sue forze nella regione è avvenuto in risposta agli attacchi del TPLF ai campi dell'esercito federale. Nel corso del conflitto sono rimaste uccise migliaia di persone ed altre centinaia sono fuggite nel vicino Sudan. Samantha Power, amministratore dell'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, lunedì ha visitato un campo profughi in Sudan che ospita migliaia di etiopi fuggiti dalla guerra del Tigray. Secondo gli Usa fino a 900mila persone ora affrontano condizioni di carestia in quella che è stata definita la peggiore crisi umanitaria dell'ultimo decennio. I militari bloccano infatti l’accesso alle vie di comunicazione impedendo la distribuzione di cibo e aiuti nella regione dove ormai l’80% della popolazione, per un totale di 6 milioni di persone, rischia di morire di fame.

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