Datagate, la mezza risposta Usa: “Proteggiamo la nostra sicurezza nazionale”
Non è affatto inusuale che gli Stati intraprendano iniziative per proteggere la loro sicurezza nazionale e non c'è per il momento una posizione ufficiale del Governo statunitense in merito alle discusse "operazioni di spionaggio" della National Security Agency ai danni delle istituzioni europei e dei governi nazionali del Vecchio Continente. È questo a grandi linee il pensiero del segretario di Stato americano John Kerry, ribadito nel corso di un intervento a Bandar Seri Begawan, capitale del Brunei, dove e' in corso il vertice dei paesi Asean.
Kerry ha spiegato: "Penso che ogni Paese del mondo che è impegnato negli affari internazionali della sicurezza nazionale, intraprende molte attività per proteggere la sua sicurezza nazionale, ogni tipo d'informazione contribuisce a questo sforzo, tutto quello che so è che non è affatto inusuale per molti Paesi". Certo, dopo l'incontro con il capo della diplomazia dell'Unione Europea qualcosa è cambiato, ma per ora Kerry ha assicurato solo la volontà di "rimanere in contatto e stabilire esattamente qual è la situazione per poi riparlarne". Infine una mezza promessa: "Ho accettato di cercare di scoprire esattamente di che cosa si tratta e condividerò le mie conclusioni con i diplomatici europei".
Vale la pena ricordare che, dopo la levata di scudi delle istituzioni europee, con il duro attacco del Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, erano arrivate voci preoccupate anche dai governi nazionali. In primis dalla Germania, con la richiesta di immediate spiegazioni al governo statunitense che è ancora rimasta inevasa. Dello stesso avviso anche il Presidente francese Hollande che ha ammonito gli Usa dal mettere "immediatamente fine allo spionaggio". Linea alla quale sembra potersi adeguare anche il nostro Paese, sia pure con i toni più morbidi utilizzati questa mattina dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
