Danimarca, Svezia e Finlandia verso le elezioni europee 2024: la Scandinavia è pienamente nella Nato
Cosa differenzia i Paesi scandinavi dal resto d’Europa? Il clima rigido e la ricchezza pro capite, certo. Ma un recente sondaggio ha individuato anche una particolarità tutta politica in vista delle prossime elezioni: mentre il continente guarda a destra, Danimarca, Svezia e Finlandia dovrebbero diventare una vera e propria roccaforte socialdemocratica.
I sondaggi ci dicono che ovunque nel continente le forze di destra ed estrema destra sono in crescita. Ma nei Paesi scandinavi, i socialisti e democratici provano a mantenere il primato. Chiariamolo, questo non significa che nei Paesi nordici non ci siano schieramenti più radicali, anzi. Partiti che potremmo definire sovranisti fanno parte sia del governo finlandese che di quello svedese: i Veri Finlandesi nel primo caso e i Democratici svedesi nel secondo. Sono entrambi nazionalisti, fermamente contrari all’immigrazione e con tendenze populiste.
Le prossime elezioni europee saranno un appuntamento interessante non solo per testare se i socialdemocratici, riusciranno a difendere la loro posizione nei Paesi Nordici. Ma anche perché per la prima volta tutte e tre le componenti scandinave dell’Unione sceglieranno i loro eurodeputati a Bruxelles facendo allo stesso tempo parte della Nato. Contando quanto i temi della sicurezza e del posizionamento geopolitico siano importanti nella campagna elettorale, non è certo un elemento trascurabile.
Il Podcast di Fanpage.it che racconta l'Ue al voto
Fanpage.it ha realizzato un podcast che si chiama "Inversione a Eu" e racconta tutti i Paesi membri e le regioni dell'Unione verso le elezioni, tra equilibri politici nazionali e sfide europee: si può ascoltare al link di seguito.
Gli eurodeputati scandinavi al Parlamento europeo
Sia la Danimarca che la Finlandia, alle prossime elezioni europee, eleggeranno un eurodeputato in più rispetto al 2019, arrivando ad averne 15 a testa. Quest’anno infatti, per decisione del Consiglio, i parlamentari europei passeranno da 705 a 720. La Svezia, invece, continuerà ad eleggerne 21. Al momento, la maggior parte degli eurodeputati nordici fa parte del gruppo di Renew, quello dei liberali: 12 in totale, tra quelli danesi, finlandesi e svedesi. A seguire, alla pari, Socialisti e Democratici e Popolari: in ciascuno di questi gruppi ce ne sono 10 che provengono dai Paesi scandinavi. Altri 8 sono nel gruppo dei Verdi e 5 in quello dei Conservatori, ECR, guidato da Giorgia Meloni.
ID – Identità e Democrazia, l’altra grande famiglia della destra europea, di cui fa parte ad esempio la Lega – nella regione conta un solo eurodeputato: il danese Anders Vistisen. Una volta, prendendo la parola alla plenaria del Parlamento europeo durante la discussione sulla Convenzione di Istanbul, ha innescato non poche polemiche, affermando che i numeri della violenza di genere fossero causati dall’influenza sempre maggiore dell’Islam nelle società europee. Diverse eurodeputate, in quell’occasione, lo hanno accusato di istigazione all’odio e di razzismo.
I Veri Finlandesi, chi sono i sovranisti scandinavi
Accuse di razzismo sono state rivolte anche alla ministra delle Finanze finlandese: Rikka Purra. Fa parte del partito sovranista di cui parlavamo all’inizio, i Veri Finlandesi: quando è andata al governo sui social sono iniziati a circolare suoi vecchi tweet, tra commenti anti-islamici e frasi violente e discriminatorie contro gli immigrati turchi e somali, costringendola a chiedere pubblicamente scusa.
I Veri Finlandesi hanno cambiato più volte la loro famiglia di appartenenza nel Parlamento europeo: alle ultime elezioni europee avevano aderito a Identità e Democrazia, ma l’anno scorso hanno deciso di tornare tra le fila dei Conservatori. Tra i motivi ci sarebbe anche l’ambiguità di diverse forze politiche affiliate a ID per quanto riguarda i rapporti con la Russia.
Svezia e Finlandia all'interno della Nato
Per la Finlandia, la questione dei rapporti con Mosca è centrale, per ovvie ragioni geografiche. Dall’aprile del 2023 il Paese è ufficialmente entrato a far parte dell’Alleanza Atlantica, dopo decenni di neutralità. Il premier finlandese, Petteri Orpo, proprio in un discorso tenuto alla plenaria del Parlamento europeo, ha detto che tra le priorità del suo governo in Europa c’è la tutela della Difesa comune.
Da marzo di quest’anno anche la Svezia è un membro a tutti gli effetti della Nato, dopo aver superato le ultime resistenze di Ungheria e Turchia. Ankara si opponeva sostenendo che Stoccolma aiutasse il Partito dei lavoratori del Kurdistan, il PKK, considerato un’organizzazione terroristica dal governo turco. Budapest, invece, accusava la Svezia di diffondere menzogne sullo stato di diritto nel Paese. I negoziati, due anni dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, si sono conclusi positivamente e la Svezia è entrata nella Nato.
Ulf Kristersson, il premier svedese ha commentato la notizia sottolineando che così finiscono 200 anni di neutralità, resistita anche alla Seconda guerra mondiale. Kristersson è un esponente del Partito moderato. Se negli anni scorsi si era opposto a qualsiasi collaborazione con i Democratici svedesi, il partito di estrema destra di cui abbiamo parlato all’inizio, ora di fatto governa con il loro appoggio esterno.
Il confronto tra Socialdemocratici e la destra
Il primo partito nel Paese rimane quello Socialdemocratico, finito però all’opposizione in quanto non è riuscito a formare alcuna coalizione di maggioranza. I moderati governano insieme ai democratici cristiani e ai liberali. I sondaggi danno i socialdemocratici in netto vantaggio alle prossime elezioni europee, con un distacco di quasi 15 punti da Democratici svedesi e Moderati, alla pari.
Il peso dello schieramento sovranista nella prossima delegazione svedese a Strasburgo sarà importante. La proposta politica dei DS è euroscettica e tra le loro fila c’è chi continua a parlare di Swexit, dell’uscita della Svezia dall’Unione europea. Di sicuro, hanno detto gli europarlamentari del partito, usciranno da ECR, il gruppo dei Conservatori, nel caso vi dovesse aderire Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orban.
Il motivo? Le posizioni apertamente filorusse. I Conservatori, hanno detto i DS, devono rimanere saldamente ancorati all’atlantismo.