Dagli accordi di Oslo agli attentati del 7 ottobre: “Senza l’occupazione israeliana Hamas non esisterebbe”
"Se Hamas non avesse più gli occupanti, se la gente fosse libera, Hamas perderebbe il suo potere che sta nell'occupazione militare israeliana" spiega a Fanpage.it Luisa Morgantini che è stata Vicepresidente del Parlamento europeo e che ha dedicato molta parte della sua vita politica per i diritti del popolo palestinese. Abbiamo provato a riavvolgere il nastro degli ultimi trent'anni in una conversazione via Skype.
Da Oslo agli attentati di Hamas
Nel 1993 davanti alla Casa bianca, con il presidente americano Bill Clinton, ci sono il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il leader dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina Yasser Arafat che firmano gli accordi di Oslo. L'evento che avrebbe dovuto portare alla nascita di uno Stato palestinese diventa di fatto lettera morta perché – sostiene Morgatini, "mentre l'Olp riconosce Israele dentro i confini del 1967, Israele ha solo riconosciuto l'Olp e poi il sostenitore di due popoli due stati viene assassinato da un ebreo israeliano fanatico. La sua area – continua Morgantini – Kahane [del movimento israeliano estremista] oggi è addirittura rappresentata nel governo israeliano di Netanyahu dal ministro Ben-Gvir e dal ministro Smotrich".
Il cambiamento del clima di riconoscimento reciproco "è avvenuto perché c'è stata una crescita della destra in Israele, dovuto anche per esempio agli attentati kamikaze che Hamas ha compiuto, però che cosa è successo dopo l'accordo di Oslo? – si chiede Morgantini – i palestinesi non hanno visto la libertà di movimento, il blocco degli insediamenti, no, hanno visto crescere la costruzione di un sistema di apartheid, quindi la crescita delle colonie".
Dall'altro lato, Hamas diventa centrale nella Striscia di Gaza, vincendo prima le elezioni del 2006, poi cacciando l'Olp e separando di fatto i destini di Gaza da quelli della Cisgiordania.
Ma da cosa è dovuta la crescita di Hamas? "Gli israeliani hanno aiutato la formazione di Hamas – racconta la presidente di AssoPace Palestina – lo hanno fatto per combattere una leadership laica e secolare che era l’Olp, ci sono dichiarazioni [su questo] anche successivamente di Netanyahu".
"Io penso e sono sicura quasi che se Hamas non avesse più gli occupanti su quella terra, se la gente di Gaza potesse uscire libera, mangiare, dormire, fare i pescatori fare qualsiasi cosa, Hamas perderebbe il suo potere, il potere di Hamas sta nell'occupazione militare israeliana" è il pensiero di Morgantini. L'isolamento della Striscia, sotto embargo e murata da Israele che controlla gli accessi – tranne quello al confine con l'Egitto – e il mare, si è rivelata un boomerang per la strategia securitaria di Israele, colpita duramente dagli attentati di Hamas del 7 ottobre.
I diritti dei palestinesi
Se da un lato la vita a Gaza è stata segnata dall'isolamento, i palestinesi della Cisgiordania hanno visto progressivamente peggiorare le loro condizioni. Luisa Morgantini ci è andata per la prima volta nel 1986: "A quel tempo i palestinesi potevano entrare in Israele, potevano andare al mare, ad Haifa, a Giaffa, c'era libertà di movimento, oggi no. Ci vogliono permessi eccezionali e costano. Oggi i palestinesi e anche i giovani israeliani vogliono l'eguaglianza, ma come averla con Israele che continua a costruire colonie? Questo dipende dalla forza della comunità internazionale. E Gaza è sotto assedio, fatela vivere, fatela respirare".