Da prete a pastore anglicano con moglie e figli: “Ora so di cosa parlano mamme e papà”
Dopo una infanzia e una adolescenza passata in chiesa, aveva avuto un vocazione e aveva deciso di farsi prete, divenendo sacerdote nel 2003, ma dopo sette anni di vita religiosa ha capito che gli mancava qualcosa e ha deciso di lasciare l'abito talare . Una scelta decisiva per la sua vita visto che poco dopo ha incontrato quella che sarebbe diventata la moglie e madre dei suoi bambini e che infine lo ha portato alla seconda vocazione: quella di pastore della chiesa anglicana. È la storia di padre Fabrizio Pesce, sacerdote anglicano originario di Corato, in Puglia , e ora a Londra dove è capo di una comunità britannica.
"Ho dovuto cominciare tutto da zero. Ho iniziato a cercare lavoro leggendo gli annunci sul giornale. A poco a poco sono riuscito a inserirmi bene, anche grazie alle altre lingue che conoscevo", ha raccontato il sacerdote a coratolive.it. Poi, dopo un periodo di studio della dottrina e della teologia, la nuova vocazione grazie a un vicino sacerdote anglicano: "A quaranta anni sono tornato tra i banchi dell’università e devo dire che è stato divertente vivere la realtà di Oxford".
"Molti aspetti legati alla fede sono assai simili al cattolicesimo ma c’è una grande differenza: il matrimonio non è un ostacolo per l’ordinazione sacerdotale", ha sottolineato il prete, aggiungendo: "Essere sacerdote avendo a casa moglie e figli significa sapere esattamente di cosa si parla quando le mamme e i papà parlano delle loro vite. Dire che il matrimonio toglie tempo al sacerdozio per me è non è corretto. Rispetto a prima riesco a dare molto di più ora che ho mia moglie accanto. La mia famiglia non toglie nulla al ministero, anzi: gli dà un valore aggiunto. Mi ha restituito una parte importante di me stesso: la componente umana, affettiva e psicologica. Ha colmato la solitudine che vivevo. Se anche i preti cattolici potessero sposarsi cambierebbero tante cose: in fondo non c’è un fondamento teologico nel celibato dei sacerdoti".