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Da modella a “cecchina” in Siria, l’incredibile storia di Hanna Bohman: “Un’italiana con me”

Hanna Bohman, 47 anni, ex modella professionista, è una soldatessa volontaria dell’esercito tutto femminile conosciuto come YPJ. In Siria ha combattuto l’isis: “Non ho mai avuto paura, l’odore della gente che bruciava non mi faceva effetto”
A cura di Luisa Cornegliani
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“Ci sono persone che sono programmate per combattere. Cose che la gente avrebbe pensato mi potessero turbare, corpi e parti del corpo o l'odore di gente che brucia, non mi infastidiscono affatto. Non ho mai avuto paura sul campo di battaglia e sono stata sempre in prima linea. Tu avresti paura se dovessi proteggere da una morte atroce tua sorella, tua mamma o tua figlia? No! Ripeto, non ho mai avuto paura neppure per un istante. Quindi, non so cosa si provi quando ci si trovi in una situazione di pericolo per la propria vita, perché non ho mai avuto tempo e modo di rifletterci sopra. Se mai in battaglia pensavo alle mie compagne e i miei ideali mi davano coraggio”.

Hanna Bohman, 47 anni, è una soldatessa volontaria dell'esercito tutto femminile conosciuto come YPJ, donne, in prevalenza curde, scese in campo contro l'Isis, i soldati dello Stato Islamico, in Siria. Per tre anni  ha combattuto nel loro esercito ed è anche rimasta ferita: nel 2015 a  Tell Abyad, in Siria, ha perso l'udito da un orecchio dopo essere rimasta per ore intrappolata con altre dieci soldatesse in un nascondiglio, sotto il fuoco nemico finché non è stata salvata dall'arrivo di carri armati e di aerei della coalizione anti-Isis. I boati delle esplosioni e dei bombardamenti le hanno danneggiato per sempre l'udito. Ha lunghi capelli biondi e profondi occhi scuri.

Hanna Bohman in trincea a Raqqa. Sotto questa fotografia ha scritto: "Mi manca quella vita"
Hanna Bohman in trincea a Raqqa. Sotto questa fotografia ha scritto: "Mi manca quella vita"

Ci scrive dal Canada, dove si trova oggi. Il suo corpo è laggiù, ma il suo cuore è rimasto in Siria, tra le sue compagne di plotone. Non può ritornare in Medioriente per problemi di passaporto e legali, di cui non vuole parlare, ma combatte anche dal Canada per il YPJ. Come? Dice: “Cercando di far conoscere al mondo la battaglia che le donne curde stanno combattendo, non solo per il loro paese e la loro libertà, contro le leggi islamiche e della sharia, ma anche per la nostra libertà. Per fortuna qualcuna di noi l'ha capito… e ci sono diverse  donne occidentali nel YPJ. C'era anche una ragazza italiana. L'ho conosciuta bene”.

Questa è davvero una novità: c'è o forse c'era una soldatessa italiana tra le ragazze del YPJ, da dove veniva? Cosa faceva? Combatteva in prima linea? Che ci fossero volontari uomini nelle fila dell'esercito curdo era risaputo, uno di loro, Karim Franceschi, ha scritto anche un libro sulla sua esperienza, ma di donne italiane non se ne sapeva nulla. Impossibile, però, strappare ad Hanna Bohman qualche particolare in più. Anzi, ogni domanda sulla compagna italiana la infastidisce. Non risponde neppure. Dal suo atteggiamento, dalle due poche parole si capisce subito che è una dura. Prendere o lasciare: se si vuole parlare con lei, bisogna farlo stando alle sue regole.

Hanna Bohman quando faceva la modella
Hanna Bohman quando faceva la modella

Fino a una decina di anni fa Hanna Bohman cavalcava le passerella come modella professionista. Poi nel 2014, dopo un incidente in moto che l'ha costretta a fermarsi e l'ha spinta a ragionare sulla sua vita, ha mandato una mail al YPJ, l'esercito di miliziani curdi che combatte contro l'Isis. Racconta: "Cercavo di dare un senso alla mia vita e laggiù ho trovato la mia famiglia, quella vera”. Poco tempo dopo è partita per la Turchia e quindi è arrivata in Siria. E' stata sottoposta a un breve addestramento militare perché non aveva mai sparato in vita sua, e quindi è finita a combattere contro i miliziani dell'Isis. Ha dimostrato di essere brava, di avere sangue freddo e così è finita dritta in prima linea, tra i cecchini o meglio le "cecchine", anche se la lingua italiana non contempla il femminile di questa parola. Eppure laggiù c'è un corpo scelto di sole donne.  Sul suo braccio ha un tatuaggio molto esplicativo della sua personalità: “Temete le donne americane, o nemici dell'umanità, perché voi che morirete per le nostre mani, brucerete all'inferno per sempre".

Hanna Bohman in Siria
Hanna Bohman in Siria

Il riferimento è ai terroristi, ai miliziani dell'Isis. In base alle leggi islamiche, quei soldati che muoiono per mano di una donna e in particolare di una donna occidentale, non andranno mai in paradiso, circondati da vergini. Per questo la Bohman e le sue compagne di plotone erano e sono molto odiate e temute sul campo di battaglia. Ma questo disprezzo dei guerriglieri islamici è motivo di orgoglio per lei e le sue compagne, tanto da tatuarselo sul braccio. Spiega: "Voglio rendere YPJ una parola familiare a tutti in Occidente". Hanna Bohman è anche la protagonista di un cortometraggio – "Fear us Women, women protecting women"- che è stato presentato nei giorni scorsi al Whistler Film Festival, in Canada, e che laggiù ha avuto una discreta diffusione. La si vede in trincea, intenta a uccidere nemici, mentre imbraccia il suo inseparabile kalashnikov. Il suo volto in realtà è dolce, i suoi lineamenti sono delicati, ma la sua espressione è feroce. Fa un certo effetto.

Hanna Bohman con le sue compagne a Rojava, nel nord della Siria
Hanna Bohman con le sue compagne a Rojava, nel nord della Siria

Spiega: "La mia speranza è che le donne occidentali lo guardino e capiscano che gli uomini non verranno a salvarci, dobbiamo prenderci cura di noi stesse. Quegli islamici sono nemici dell'umanità e di noi donne, in particolare. Armiamoci e… via!”. Inutile chiederle se ci sia anche solo la vana speranza di potersi sedere tutti intorno a un tavolo a discutere per cercare una via che non preveda l'uso delle armi. La sua risposta è lapidaria: “Non si parla con l'Isis. Laggiù quelli dell'Isis vogliono solo ucciderti. Non c'è modo di negoziare con loro”. E dunque non resta che il kalashnikov. Anche da noi, nella vecchia Europa o in America, alla violenza dei terroristi islamici non si può rispondere che con altra violenza? La sua risposta non dà adito a dubbi: “Con l'Isis non si negozia, in nessuna parte del mondo: quelli vogliono ucciderci!”. E forse per noi occidentali quest'ultima affermazione di Hanna Bohman è la più difficile da accettare.

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